ROCCASTRADA – «Il bosco nell’area di Monte Alto, tra Roccastrada e Torniella, è in questo periodo soggetto a taglio. La legge toscana che regola il taglio del bosco ceduo, la 39 del 2000 e il relativo regolamento che sappiamo essere tra le peggiori in Italia, autorizzando tagli che non rispettano la necessaria ricostituzione del bosco dopo il taglio» a dirlo il circolo di Rifondazione comunista “Le Colline”.
«Si pensa di poter continuare ad offendere la natura con la sua biodiversità, supponendo erroneamente che il cambiamento climatico e le sue conseguenze catastrofiche non ci riguardino. Questo atteggiamento si riscontra anche in questo caso, in un bosco di particolare interesse botanico per la presenza del Faggio a quota altimetrica nettamente inferiore al suo normale areale di sviluppo, con la presenza di altre essenze arboree come aceri, roveri, lecci, olmi, sorbi e arbusti come alloro, corbezzolo, agrifogli. Questa preziosa biodiversità si va distruggendo, perdendo così tutti i benefici che un bosco con queste caratteristiche dà alla sua area di influenza, come il trattenimento delle acque, la creazione di un microclima favorevole, la cattura di CO2 e la bellezza e il piacere che si riscontrano nell’attraversarlo.
Il taglio indiscriminato, effettuato con ruspe e escavatori, creando strade che porranno grossi problemi per il ruscellamento delle acque piovane, abbattendo alcuni di quei Faggi caratteristici, definisce una situazione che non si può accettare».
«Chiediamo pertanto che intorno a questo tema così importante si faccia crescere informazione e discussione, anche per rivisitare criticamente la legge regionale per il taglio del bosco, che permette da una parte l’industrializzazione delle lavorazioni con macchinari invasivi e distruttivi dei terreni, dall’altra l’utilizzo di boscaioli stranieri con condizioni di lavoro arretrate, con prestazioni a cottimo e diffusione del lavoro in nero. Queste condizioni portano ad un taglio indiscriminato ed a raso con l’asportazione quasi totale della massa vegetale, con depauperamento del valore patrimoniale del bosco. Se il ceduo per come viene praticato oggi vivesse sulle leggi di mercato, sarebbe già andato incontro al fallimento, senza incentivi per combustibili fossili e basso costo della manodopera».