GROSSETO – Durante la cena uno scatto di rabbia, si alzò e prese il piatto per andarsene a mangiare in salotto. Io gli dissi che era solito scappare dalla realtà. A quel punto tornò indietro con le braccia cariche di forza tuonante. Si diresse nella mia direzione e mi stese sulla panca. Iniziò a picchiarmi cieco dalla rabbia, debole nell’animo.
Mi lasciò lividi sparsi nel corpo, non era alla ricerca di punti di riferimento bensì sentiva l’esigenza di sfogarsi sulla mia pancia, sui fianchi, sulle cosce. Scagliò pugni violenti, finché non raggiunse il volto, violato da schiaffi che toccarono gli occhi e oscurarono la mia vista. La sua coscienza non rispose alla mia pietosa richiesta di fermarsi.
Un ultimo pugno, quello decisivo, colpì diretto tra la fronte e il naso. Fu un lampo da cui non ci fu scampo, per la perfezione della sua traiettoria. Il naso subì una frattura multipla, il pavimento era un lago di sangue che continuava a sgorgare. Mi guardai allo specchio, il naso era storto.
Mia madre mi portò di corsa in ospedale, mi operarono d’urgenza con anestesia totale, altrimenti non sarei tornata a respirare bene, dicevano. Feci il percorso che prevede il Codice Rosa, per le donne che subiscono violenza.
Da quel giorno il mio naso risulta leggermente storto e odio guardarlo allo specchio, è una cicatrice che ho imparato a sopportare, ma l’asimmetria mi ha segnata profondamente. Da quel giorno non ho mai più ripreso a respirare regolarmente, da una narice passa meno aria e sento quasi l’apnea soprattutto quando dormo.
Quel giorno insieme al respiro persi il rispetto per me stessa, la fiducia negli uomini. Quel giorno una parte di me è morta per dare alla luce il disagio.
È un racconto lucido e terribile quello di Aurora Felici. Minuzioso. Chirurgico. Impietoso nel ricordare forse il momento peggiore della propria vita.
Quella paura, quell’impotenza, quella rabbia che avrebbe potuto distruggerla, però, Aurora non l’ha rivolta verso se stessa, o, peggio, verso gli altri, ma l’ha trasformata in arte. Le parole sono diventate balsamo sulle ferite, le sue e quelle altrui.
Quel dolore è diventato poesia e si è trasformato in un libro: “Ti sfido ad amarmi”.
«Anche io sono stata una donna vittima di violenza, mi è stata recata una frattura multipla al naso con un pugno, sono stata operata d’urgenza sennò non avrei respirato bene e ho fatto il percorso che prevedeva il Codice Rosa».
«La mia poesia rappresenta i principi del Romanticismo moderno – racconta -: “la poesia come una delle più alte espressioni di spirito, di fantasia, di sentimento dell’uomo, espressione spontanea degli ideali dell’artista” in chiave moderna».
«Il titolo, Ti sfido ad amarmi, vuole rappresentare l’amore totalizzante come un sentimento attivo nei confronti dei principi insiti nel concetto stesso di amare: il rispetto, la fedeltà, la presenza, la dedizione. Nel mio immaginario, l’amore diventa una sfida nel momento in cui io provvedo a fornire di queste armi l’altro, divenendo fonte. A quel punto non deve far altro che usarle, senza percorrere la via della perdizione».
«La copertina (di @sarartist98) rappresenta la forza di esporsi. La purezza del gesto di tenere il cuore in mano è sublime. L’altro può scegliere se usare l’arma per puntarlo e distruggerlo, oppure accoglierlo e proteggerlo. Roma fa da scenario allo svolgersi degli amori che hanno caratterizzato la mia vita, inserendosi con modestia e cullandomi con sincerità. Si svela in tutta la bellezza, nell’essere madre e nel permanere eterna».
«Le tematiche che affronto innalzano l’amore come sentimento immortale – scrive Aurora -. Tratto l’amore che nasce dal colpo di fulmine e si protrae con passione, di amore incondizionato destinato a raggiunge l’eternità. Parlo anche del dolore che deriva dagli amori malati e violenti vissuti in prima persona».
«Ho subito violenza e non mi nascondo, ho subito un’aggressione con la conseguenza di una frattura multipla al naso, che mi ha cucito addosso un disagio costante. Ne parlo per esorcizzarla, per accettarla, per affrontarla e per dare voce a chiunque l’abbia vissuta. Offro a voi il mio percorso di crescita, che ad oggi mi vede una donna coraggiosa che lotta per mantenere viva la fiamma dei sentimenti e delle emozioni che prova».