MONTEMASSI – Domina il cuore della Maremma Toscana, la parte più pura e incontaminata, il cui suolo porta ancora le impronte dei butteri e dei minatori che hanno attraversato quegli sterminati spazi. Là dove l’orizzonte appare così lontano dagli occhi, così vicino alle emozioni. Si riconosce dai cancelli aperti e pronti come guardiani a far entrare i visitatori nel parco con vista lago della tenuta, alla scoperta del museo, dei vigneti e del territorio, in un racconto dove sapore e olfatto sono i primi sensi chiamati all’appello.
Se potessimo descrivere Rocca di Montemassi con un’immagine, sarebbe quella di una grande famiglia di una volta, ma con la capacità di accogliere i visitatori con la professionalità di chi conosce il mestiere. La proprietà di 430 ettari complessivi, una superficie vitata di 150 ettari che si estendono nelle pianure di Pian del Bichi – nel comune di Roccastrada – Rocca di Montemassi è una Wine farm a tutti gli effetti, che coniuga l’essenza di un’azienda produttrice di vino con l’intera filiera agricola maremmana. E, proprio come una Wine farm, provvede a tutto per l’autosussistenza: dalle coltivazioni di cereali per la pasta, agli oliveti per produrre olio di oliva; e poi l’allevamento di vacche maremmane con cui si produce la carne servita nella tenuta, che consente di pernottare nelle camere dell’agriturismo. E poi ci sono loro, i vini, indubbio cavallo di battaglia dell’azienda.
Come molte realtà locali, Rocca di Montemassi prenderà parte alla 55esima edizione di Vinitaly, il salone internazionale che dal 2 al 5 aprile porta le eccellenze del vino nazionale e mondiale negli spazi espositivi di Veronafiere.
«Noi partecipiamo all’interno degli stand del gruppo Zonin – spiega il direttore della tenuta, Alessandro Gallo –, ma i vini di Rocca di Montemassi saranno anche nello stand del Consorzio i Vini di Maremma, che ha uno spazio ampio nel padiglione della Toscana. Quella è una possibilità molto interessante per gustare i vini maremmani delle aziende socie della doc Maremma. Presenteremo le nuove annate 2022 di Calasole e Syrosa e l’annata 2021 de Le Focaie. Insieme a queste, presentiamo anche il 2019 del Rocca di Montemassi, che è il vino rosso e con taglio internazionale di punta della tenuta».
Composto al 100% da uve Vermentino e affinato in acciaio, il Calasole è divenuto iconico soprattutto come vino bianco degli aperitivi estivi. Tutt’altro prodotto il Syrosa, che prende il nome dalle uve Syrah unite a una percentuale di Sangiovese; un rosato dal colore tenue e dal tannino delicato che viene ottenuto tramite processo di pressatura soffice. Le Focaie è il rosso della casa, prevalentemente composto da Sangiovese, ma con una piccola percentuale di vitigni internazionali e caratterizzato da note speziate. Il nome si ispira alle “pietre focaie” diffuse nel territorio maremmano. Infine, il Maremma Toscana DOC Rocca di Montemassi che interpreta appieno il terroir della zona: un vino di carattere, dotato di grande finezza ed equilibrio, un blend di Cabernet Sauvignon, Petit Verdot e Syrah.
Nuove le annate, dunque, ma anche il look: le etichette del trio Calasole, Syrosa e Focaie si presentano infatti con sembianze inedite, facendosi portavoce di un racconto per immagini del territorio, la cui icona è la vacca maremmana.
«L’abbiamo scelta in quanto simbolo della Maremma – spiega Gallo -, ma anche in virtù del fatto che la alleviamo. Il disegno raffigura una vacca che entra nel quadro, a rappresentare la modernità. Un’etichetta con cui Rocca di Montemassi decide di andare sul territorio, rispetto alla precedente più neutrale, seppur esteticamente bella. Sintetizza il concetto di un vino giovane, fresco, che non vuole rimanere antico ma che rispetta la tradizione della terra maremmana».
Conto alla rovescia, quindi, per l’inizio della grande fiera del vino, ancora oggi una vetrina per i produttori del mondo.
«Come tanti altri – commenta Gallo -, quello del vino è un settore che evolve e che cambia rapidamente, quindi capirlo è un po’ gestirlo. Vinitaly è la fiera del settore del vino forse tra le più famose del mondo, una fiera storica. E credo che per questo abbia anche quella responsabilità di evidenziare e mettere alla luce le nuove tendenze, vedere dove va il mondo del vino, verso quale direzione e se ci saranno anche novità del nostro settore».
«Rispetto ad anni fa – conclude – c’è un pubblico più selezionato dal costo del biglietto, anche se rimane pur sempre un evento aperto a tanti e non solo agli operatori del settore. Ci si aspetta sempre molto da Vinitaly non tanto dal punto di vista delle nuove opportunità di vendita e di trade marketing perché oggi ci sono anche tante altre possibilità di incontri per fare business. Ma Vinitaly rimane la vetrina italiana del mondo del vino, un’occasione ghiotta da non perdere».