GROSSETO – «L’idea di intitolare alcune delle nostre vie cittadine alla Pacificazione nazionale, a Enrico Berlinguer e a Giorgio Almirante non rappresenta alcuna volontà di riscrivere la storia o di fornire letture o giudizi diversi rispetto a un periodo terribile come quello della guerra» afferma Liuca Agresti, assessore alla cultura del Comune di Grosseto.
«Non c’è dubbio che ciò che è stato e ciò che è successo sia evidente e ampiamente riportato nei libri di storia e di certo la nostra amministrazione non vorrebbe mai (e nemmeno potrebbe) raccontare una versione dei fatti alternativa o lontana dalla realtà e che solo il tempo contribuirà ad approfondire».
«La nostra volontà, quella che ci ha portato alla costituzione di via della Pacificazione nazionale e delle ramificazioni intitolate a Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante, mira a un obiettivo diverso, volto al superamento di una chiusura o, per meglio dire, di un blocco ideologico che nell’arco di questi decenni ha caratterizzato la quotidianità della nostra preziosa democrazia – prosegue Agresti -. Per molto tempo, purtroppo, il nostro paese ha conosciuto la piaga degli estremismi, dell’esasperazione ideologica a svantaggio degli ideali, del cieco contrasto e dell’assenza di dialogo».
«Voglio essere chiaro sulla questione: Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante hanno scritto pagine fondamentali dell’Italia democratica. Sono stati (e sono tuttora) dei modelli, dei punti di riferimento politici che hanno operato all’interno di un sistema democratico, contribuito alla crescita economica e sociale del Belpaese e bloccato con forza e determinazione le derive estremiste che purtroppo sono esistite nei vari schieramenti. Quando penso a Berlinguer e Almirante, al di là ovviamente dei valori e degli ideali in cui crede un cittadino o un amministratore, vedo chiaramente quanto siano stati illuminanti e performanti nello sviluppo della classe dirigente italiana, sia a livello nazionale che regionale o locale. E penso a quanto i loro esempi di professionalità, visione e amore verso il proprio paese abbiano contribuito al rafforzamento di un’Italia democratica, onesta, moderna ed europeista».
«Sottolineo che viviamo in un’era post-ideologica, un’era in cui i cittadini e soprattutto gli amministratori sono chiamati a ragionare e a costruire senza il vincolo cieco di un’ideologia (di qualunque genere), ma a muoversi per il bene della comunità valutando in maniera libera ciò che davvero può essere utile e funzionale e ciò che invece potrebbe essere inutile o evitabile. Viviamo in un’epoca in cui troppo spesso ci dimentichiamo dell’importanza del dialogo, del conoscere e dello studiare senza preconcetti chi ha una visione differente dalla nostra, della promozione e della tutela dell’identità e della pace. Basti pensare a ciò che sta avvenendo in Ucraina da oltre un anno e a quanto le operazioni di pacificazione e di dialogo risultino nevralgiche e imprescindibili» prosegue la nota.
«E dunque sono davvero orgoglioso che la nostra Grosseto possa vantare delle strade che esortino la non violenza, il superamento dello scontro, gli inutili fanatismi e che omaggino due grandi esempi prima di uomini e poi di servitori dello Stato».
«Credo che la direzione intrapresa, lo spirito che ci ha portato alla realizzazione del nostro progetto sia condivisibile e trasparente. E sono anche felice di parlare con tanti cittadini che hanno ben compreso la nostra volontà. Allo stesso tempo spero ovviamente che chi attualmente ci critica possa un giorno provare ad ascoltare le nostre ragioni e magari, perché no, camminare insieme in uno dei luoghi della città che per eccellenza promuoverà la pace, la comprensione e la conoscenza costruttiva dell’altro».