GROSSETO – «La candidatura a sindaco del comune di Gavorrano da parte dell’assessore al bilancio Stefania Ulivieri, annunciata in pompa magna solo qualche giorno fa, è la rappresentazione plastica della logica di apparato che, da sempre, governa la comunità gavorranese. Quella logica, cioè, che antepone da sempre l’interesse elettorale a quello del buon governo del paese. Ovvero quello di restare al potere ad ogni costo, non importa a quale prezzo». Così si legge nella nota Andrea Maule, candidato a sindaco per il comune di Gavorrano per il centrodestra.
«Per l’apparato di sinistra, infatti, amministrare il territorio senza avere uno straccio di idea su come fare il bene dei cittadini non è affatto una remora; per loro, più di ogni altra cosa, conta rafforzare il proprio potere in seno all’amministrazione cittadina, perché possa perpetuarsi nel corso del tempo. Non importa se poi i tanti dissidi e i tanti dissapori che si sono consumati per lungo tempo, si tradurranno, come già successo, in immobilismo. O addirittura in una totale assenza, da parte della giunta, di una qualunque azione di governo. Quell’azione di governo che i gavorranesi aspettano oramai da troppi anni per risolvere le problematiche croniche che riguardano da vicino il comune capoluogo e le sue frazioni».
«In questa occasione il timore di perdere lo scettro del potere ha generato un primo evidente risultato. Infatti, dopo aver silurato il candidato Andrea Bernardini Bartolozzi, la sinistra si presenterà con una maxi lista che contemplerà al suo interno donne e uomini di varia provenienza in forte contrasto tra di loro. Dimostrazione di come questa pseudo-alleanza elettorale poggi esclusivamente su logiche di interesse politico piuttosto che su una idea condivisa di programma. L’unica cosa che li accomuna, di fatto, è impedire allo schieramento avversario di vincere, magari agitando lo spauracchio del pericolo fascista o idiozie simili. Diversamente non avrebbero alcun motivo di intraprendere un percorso insieme, che non li ha mai portati da nessuna parte».
«La sinistra gavorranese, è bene ricordarlo, quanto a lotte interne ha un primato ineguagliabile: già nel settembre 2010, dopo appena 14 mesi di consiliatura, il sindaco Massimo Borghi (all’epoca Sinistra Ecologia e Libertà) venne silurato dai propri assessori e consiglieri targati PD. Quello che ne seguì fu un lungo periodo di commissariamento. Nella successiva primavera 2011, la sinistra si frammentò in più liste; Borghi, anche in quell’occasione riuscì a vincere, ma durò come una goccia d’acqua nel deserto, visto che per un errore nella presentazione della propria candidatura, a settembre 2011 il Tribunale di Grosseto decretò il suo decadimento».
«Tutto questo non è bastato a interrompere quella logorante guerra intestina. Infatti, anche nel maggio del 2013, i due schieramenti di sinistra tornarono a scontrarsi. Stessa cosa accadde nel 2018, senza che fossero mai riusciti a trovare uno straccio di accordo».
«In sostanza la sinistra gavorranese ha trascorso gli ultimi 13 anni a combattere battaglie interne, scandite da offese, carte bollate, querele. E oggi vorrebbero farci credere che tutti quei contrasti sarebbero magicamente spariti? Che tutte quelle divergenze sarebbero state appianate e che sarebbero pronti ad andare a braccetto in vista del voto di maggio? Crederlo anche solo per un secondo sarebbe un insulto all’intelligenza di chiunque».
«L’ansia di perdere e di abbandonare le stanze del potere, è evidente e non basta certo il paravento del volto rassicurante della candidata Ulivieri per nasconderla. Nessuno, dotato di senno, potrebbe mai scommettere sulla tenuta di un’alleanza simile che già subito dopo il voto, in caso di vittoria, avrebbe i giorni contati».