GROSSETO – Si è riunita oggi la Commissione pari opportunità del Comune di Grosseto per affrontare l’argomento del caso Schlein. All’apertura dell’incontro era presente anche il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna.
Quello che segue è il commento di alcune consigliere di parità che erano presenti.
Il dibattito si è aperto con l’intervento di Maria Claudia Rampiconi – componente della segreteria Partito democratico di Grosseto e membro eletto della Commissione pari opportunità – che ha prodotto una rassegna stampa su quanto accaduto nei giorni scorsi; «rassegna che ben riassume, per immagini e parole – secondo Rampiconi -, quello che la nostra città ha dovuto letteralmente subire dal 1° marzo in poi».
La commissaria ha inteso sottolineare che «dal momento che: per il sindaco si è trattato solo di sarcasmo e goliardia tipiche della maremmanità-toscanità; per l’assessora all’Istruzione, pari opportunità e politiche giovanili, gentilezza si è trattato di una “uscita perdonabile” e infine per la presidente di questa importante Commissione la questione ha generato giusto “un po’ di imbarazzo”, ho pensato fosse opportuno omaggiare sindaco, assessora, presidente e commissione tutta della produzione documentale che ben fotografasse l’argomento all’ordine del giorno. Ho invitato a rileggere ogni titolo, ogni passaggio ogni articolo e ogni singola parola scritta sulla vicenda dalle personalità più disparate, non solo giornalisti e non solo persone della stessa fede politica di Schlein».
«Per verificare che la condanna è unanime e trasversale – ha aggiunto Rampiconi –potrete facilmente verificare in prima persona digitando Grosseto su Google o #grosseto su Twitter. L’ho ritenuto doveroso per dare la misura di come i comportamenti anti-istituzionali del sindaco siano di fatto diventati, secondo la stessa, in brevissimo tempo, marchio indelebile per un’intera comunità».
Ha concluso: «dissociarsi fermamente e pubblicamente come commissione Pari opportunità da certe uscite sessiste e gravemente offensive per qualsiasi donna, indipendentemente dai suoi colori politici, era il minimo sindacale richiesto vista l’estrema gravità della situazione, non averlo fatto – aggiunge Rampiconi – equivale a un tacito assenso verso le gesta del primo cittadino».
«E tale circostanza – conclude – non mi rappresenta, ma crea in me profondo disagio, al punto di farmi concretamente valutare la fuoriuscita da questa aggregazione priva di identità… o forse, al contrario, fin troppo identitaria» Claudia Rampiconi ha consegnato infine in triplice copia (per sindaco, assessora, presidente commissione) il Manifesto della comunicazione non ostile che “perfettamente si adatta a situazioni come quella che abbiamo vissuto come comunità” e la cui lettura, acquisizione, condivisione» auspica che possa «giovare a tutti e tutte».
L’avvocata Gabriella Capone consigliera del Partito democratico e membro di diritto della commissione prima ha sottolineato di non aver apprezzato che il primo cittadino non sia rimasto ad ascoltare il dibattito, perdendo lui stesso la possibilità di replica all’interno di un contraddittorio. E ha aggiunto sui fatti contestati: «Sottovalutare è lo sbaglio più grande che si possa fare. Quanto accaduto ci sta facendo correre il rischio di minimizzare il bullismo: perché inutile girarsi attorno, di questo stiamo parlando, bodyshaming nello specifico. Lo ha sottovalutato il sindaco, dapprima nel farsi trascinare nella trappola della rete, da ultimo, con le parole con le quali avrebbe “giustificato” il suo comportamento. E credetemi – ha sottolineato – ricevere offese ed insulti di questo genere, seppur per molti strappano una risata, non fortifica affatto il carattere di chi li subisce. Non reagiamo alla stessa maniera. Per alcuni restano cicatrici. Per altri producono sofferenza. Per diverse persone comportano, addirittura, cambiare il proprio stile di vita, una socialità mancata, la rinuncia a condividere esperienze, per un senso di inadeguatezza che può nascere “banalmente”, ma può crescere smisuratamente».
Ha continuato e concluso Capone, con l’appello a chi in Commissione pari opportunità è anche consigliere/a e agli assessori presenti: «così come contestiamo ad Antonfrancesco Vivarelli Colonna, il fatto di rappresentare un’Istituzione, dobbiamo anche riconoscergli che in questa istituzione non è solo: ha una giunta e tanti consiglieri che hanno assunto un impegno non solo con il sindaco, ma con la città intera a cui dare un messaggio concreto, lì fuori». Capone ha anche preso le distanze a nome del centro-sinistra dagli attacchi personali ricevuti dal sindaco e dalle minacce che gli sono pervenute.
Sulla questione, un contributo è arrivato anche da Cecilia Buggiani, consigliera comunale e provinciale: «È inevitabile ritornare sul tema delle scuse, di norma chi si scusa ha un atteggiamento “contrito”, che evidenzia la consapevolezza dell’errore compiuto. Questo atteggiamento è molto lontano dal tono usato dal primo cittadino… “Chiedo scusa, però… non rinuncio ad esprimere il mio sarcasmo, la mia ironia tipica dell’essere toscano».
«Bene chiarire la differenza che la psicologia fa tra ironia e sarcasmo. Quando qualcuno fa dell’ironia, l’effetto sulla persona a cui è rivolta è quella di suscitare una risata, di stimolare una riflessione, di farlo sentire guardato da occhi benevoli quand’anche esprimono una critica. Quando invece si fa del sarcasmo l’effetto sull’altro è quello di pungere, ferire la sua sensibilità, di farlo sentire svilito, oppure in colpa o in difficoltà e ricercare un proprio vantaggio e, nel suo caso, una visibilità mediatica notevole. L’ironia dunque se ben dosata è creativa e fa bene alla salute, il sarcasmo è sempre nocivo».
«Usare il paravento della ‘toscanità’ poi, è un abuso di cui anche i nostri comici avrebbero da ridire . Nei suoi film, il prototipo Pieraccioni usa certamente un linguaggio “colorito”, ma mai offensivo e se qualche volta accade è sempre dentro ad un rapporto amicale, confidenziale. Un altro aspetto della goliardia è la spontaneità, ovvero la capacità di sdrammatizzare gli avvenimenti anche i più seri, ma senza mai colpire la fisicità di cui nessuno ne è responsabile, se non i cromosomi dei genitori».