GROSSETO – Con l’attuale trend demografico tra dieci anni nelle classi dell’ultimo anno delle scuole secondarie superiori della Maremma ci saranno 1.577 studenti rispetto agli attuali 1.840. Fra dodici anni, invece, i maturandi saranno appena 1.197.
È quanto emerge da un’elaborazione realizzata dalla Federazione lavoratori della conoscenza della Cgil sui dati statistici relativi alla popolazione studentesca provinciale, messi a disposizione dall’ufficio statistica della Provincia di Grosseto.
«Consapevoli dell’impatto del cosiddetto “inverno demografico” su un territorio con le caratteristiche come il nostro – spiega Cristoforo Russo, segretario della Flc Cgil – abbiamo deciso di verificare cosa potrebbe succedere nel mondo della scuola. E quello che viene fuori è decisamente allarmante. Analizzando la composizione della popolazione scolastica segmentata per fasce di età ci siamo infatti resi conto, ad esempio, che se oggi abbiamo 5.444 bambini nella fascia 10-12 anni, entro sette anni nello stesso sottogruppo avremo appena 3.584 alunni che frequenteranno le nostre scuole primarie, con una perdita secca di 1.850 studenti. Stesso trend se prendiamo in considerazione i diciottenni: oggi le quinte classi delle scuole secondarie superiori sono frequentate da 1.840 studenti, fra dieci anni saranno 1.577 e fra dodici addirittura 1.197. Secondo le nostre proiezioni, entro i prossimi dieci anni, la riduzione media della popolazione scolastica sarà del 30%».
Per arrivare a queste conclusioni la Flc Cgil ha calcolato l’impatto del calo demografico sulla popolazione scolastica di ciascun comune della provincia, confrontando il numero di studenti oggi compresi nella classe di età zero a due anni, con quelli attualmente nella classe di età da undici a tredici anni. Fra dieci anni, solo per fare qualche esempio, ad Arcidosso ci sarà il 41% in meno di alunni nella fascia undici-tredici anni; -35% a Capalbio, -46% a Castiglione della pescaia, -36% a Follonica, -41% a Gavorrano, -36% a Grosseto, -37% a Massa Marittima, -32% a Monte argentario, -31% a Orbetello, -51% a Pitigliano, -48% a Scarlino.
«Oltre alla preoccupazione per il declino demografico complessivo del territorio – aggiunge Russo – è evidente che tutto questo avrà un impatto significativo anche sull’organizzazione dei plessi scolastici, e sui posti di lavoro nella scuola, sia per quanto riguarda il personale docente che quello tecnico e amministrativo. Con questi numeri inevitabilmente destinato a contrarsi. Ma il problema non si esaurisce qui: con il nuovo dimensionamento scolastico degli istituti comprensivi previsto dal ministero dell’istruzione, che prevede almeno 900 studenti, nei centri periferici collinari e montani già ora ci sono problemi di personale per tenere aperti i plessi. Ma fra dieci anni la situazione sarà drammatica, perché perderemo tra sette e dieci istituzioni scolastiche. Inoltre, dalle nostre elaborazioni risulta già oggi che il 14,5% degli studenti da zero a 18 anni hanno la cittadinanza straniera, e nei paesi della montagna e delle zone marginali senza di loro chiuderebbero molti plessi scolastici. Chi sul piano politico fa certe considerazioni xenofobe e allarmistiche sull’invasione degli extracomunitari, se non altro dovrebbe avere il buon senso di tacere e prendere atto della situazione. Considerato che nelle classi d’età fra zero e sette anni i bambini con cittadinanza straniera sono tra il 15 e 19% della popolazione scolastica totale. Per questo – conclude Russo – dobbiamo fare una vera discussione sulla scuola che vogliamo, soprattutto in una provincia come quella di Grosseto, con il 75% di aree interne. Le riforme della scuola, infatti, non possono rispondere solo alle logiche ragionieristiche di riduzione della spesa».
Su questo tema ha molto da dire anche la segretaria della Camera del lavoro di Grosseto, Monica Pagni. «Lo studio di dettaglio fatto dalla Flc sulla popolazione scolastica – sottolinea – conferma con dati preoccupanti quello che oramai diciamo da diversi anni. E cioè che bisogna smetterla di criminalizzare gli stranieri, e in particolar modo gli extracomunitari, che vivono e lavorano nel nostro territorio, grazie ai quali interi settori della nostra economia riescono a produrre ricchezza. Già oggi il 10% della popolazione residente in provincia di Grosseto è composta da stranieri, e con l’attuale trend di decrescita demografica questa incidenza è destinata ad aumentare. Considerato che negli ultimi dieci anni la provincia di Grosseto è passata da 226.000 residenti agli attuali 217.000, se scorporiamo la presenza degli stranieri, che costituiscono una frazione significativa della popolazione giovane, saremmo un territorio di vecchi, con una componente di ultrasessantacinquenni che si avvicinerebbe al 40% del totale. In questo quadro, asili, scuole materne, scuole primarie e secondarie costituiscono un presidio fondamentale, insieme ad altri servizi, per mantenere in generale l’insediamento delle giovani famiglie nelle aree interne. Garantendo con la loro presenza anche la possibilità di lavorare alle donne. Che siano di nazionalità italiana o straniera.
«Quanto agli stranieri – conclude Pagni – bisogna quindi smetterla una volta per tutte di fare demagogia, e cominciare a fare politiche attive per l’inclusione delle famiglie degli stranieri, per facilitare loro l’accesso all’abitazione e per la formazione professionale. In modo da avere personale qualificato che risponda meglio ai bisogni di competenze più elevate che manifestano le nostre aziende. Favorendo in ogni modo la loro integrazione culturale e lavorativa. Solo così ci salveremo da un declino altrimenti inevitabile. È bene, pertanto, che slogan xenofobi e razzisti non trovino più cittadinanza».