CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – Il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Giacomo Gori, torna a parlare della riserva naturale Diaccia Botrona. «È impossibile il riacquisto prima di cinque anni senza danno erariale – afferma – e Limatola il prossimo anno ci saluta e se ne va».
«Non una sola parola detta o scritta durante la conferenza stampa del Movimento 5 Stelle dell’11 febbraio scorso, avente ad oggetto la vendita dei terreni della Diaccia Botrona, è stata smentita, da chicchessia – attacca Gori -. Non possiamo invece dire lo stesso per ciò che hanno dichiarato il presidente Francesco Limatola e la consigliera provinciale Elena Nappi durante la loro conferenza stampa, avvenuta qualche giorno dopo. Infatti, molti di quei passaggi non corrispondono alla verità».
«Ma cosa c’è dietro alla vendita della Diaccia Botrona? Evidentemente molto. Lo sappiamo – afferma Gori -. Ribadiamo con assoluta certezza che: il giorno 10 febbraio u.s. il notaio Abbate ha certificato la vendita di tutti gli 893 ettari messi all’asta dalla Provincia di Grosseto, compreso quelli ricadenti nella Riserva provinciale; che siamo arrivati a ciò attraverso un comportamento politico in malafede da parte del presidente della Provincia Limatola e della consigliera provinciale Nappi, eletti solo e soltanto grazie alla firma del fondamentale patto politico pre elettorale con il Movimento 5 Stelle; che gli effetti di una revoca avviata per tempo, non avrebbe prodotto significative ripercussioni per l’ente».
«Possiamo dimostrare in qualsiasi sede – aggiunge Gori -, alla presenza di chiunque, che la vendita poteva essere evitata e che invece nulla la Provincia ha fatto in tal senso, anzi. A onore del vero hanno approvato atti che sono andati nella direzione diametralmente opposta, compromettendo l’iter della revoca; e lo facevano nello stesso momento in cui ci dicevano che il procedimento era “congelato” e che noi del M5S, dovevamo stare tranquilli. Ma non vogliamo dilungarci più di tanto su questi aspetti perché li abbiamo già esposti minuziosamente durante la suddetta conferenza stampa, la cui trascrizione gira pubblicamente sui social, ormai da diverse settimane. Ciò che invece vogliamo sottolineare con questo nuovo comunicato stampa, sono degli aspetti inediti e notizie emerse in seguito alla pubblicazione e alla lettura dell’atto di compravendita e dell’atto di destinazione; lettura dei quali conferma il proseguimento delle contraddizioni, delle verità non dette, delle promesse che non potranno essere mantenute, di possibili danni erariali per l’ente provinciale».
«Ma andiamo per gradi – prosegue -. La Provincia di Grosseto è impegnata nella conservazione e promozione della biodiversità del proprio territorio. È una delle funzioni istituzionali che le competono e, per svolgere il proprio compito, si avvale di tutto quel che in ambito amministrativo può contribuire al raggiungimento dei propri fini. È anche per questo motivo che il Consiglio Provinciale, con delibera n.17 del 27 febbraio 1996 istituì la Riserva provinciale della Diaccia Botrona e, qualche anno dopo, sempre con delibera di consiglio provinciale, n. 73 del 28 novembre 2011, approvò il Regolamento del sistema delle riserve naturali della Provincia di Grosseto. In sostanza, quei terreni divennero strumentali all’esercizio delle proprie funzioni istituzionali. Soltanto due anni dopo, nel 2013, con l’attuazione del c.d. federalismo demaniale, la Provincia di Grosseto presentò tre domande di attribuzione di terreni di proprietà dello Stato, tra cui gli 893 ettari del comprensorio della Diaccia Botrona, incluso i 200 ricadenti all’interno della riserva provinciale precedentemente costituita, con la precisa scelta politica di venderli tutti, riserva compresa, anche sapendo della possibilità di valorizzarli tramite utilizzo e non soltanto con l’alienazione. Motivazione: beni non utili alle finalità istituzionali dell’Ente, oltre che per esigenze di cassa. Di fatto, dopo appena due anni dall’approvazione del regolamento del sistema delle riserve naturali, la stessa Provincia, se da un lato richiede correttamente il trasferimento in proprietà di detti terreni, dall’altro non sceglie come finalità la loro valorizzazione tramite utilizzo, ma attraverso la vendita! Vuole disfarsi della Riserva Provinciale da lei stessa istituita e regolamentata appena due anni prima».
«Ed è per questo che iniziano ad approvare atti, tesi a collocare l’area della Riserva provinciale della Diaccia Botrona tra i beni non strumentali all’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, ossia collocarli nel proprio patrimonio c.d. disponibile e per questo inseribili nel piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari approvato con apposita delibera, nonché all’interno dei bilanci di previsione dell’Ente, anch’essi approvati dall’organo deliberante. Quei terreni non dovevano essere richiesti al Demanio con la finalità della vendita, ma per la loro valorizzazione tramite utilizzo. Quei terreni non potevano essere considerati non strumentali e pertanto patrimonio disponibile dell’Ente; non dovevano pertanto essere inseriti nel piano delle alienazioni immobiliari e pertanto non dovevano essere messi in vendita».
«Per noi, ciò che la Provincia di Grosseto ha fatto, è un gravissimo errore che potenzialmente può avere delle ripercussioni sugli atti. Ecco il motivo per cui hanno deciso di firmare dal notaio non soltanto l’atto di compravendita, ma anche un altro atto legittimato con una delibera di consiglio il pomeriggio prima della firma dal notaio, recante “Atto di destinazione di beni alla realizzazione di interessi meritevoli di tutela”. È l’atto tanto sbandierato dal presidente Limatola e dalla consigliera Nappi in conferenza stampa, con il quale si è detto alla collettività che: “La Riserva è salva. La Provincia ha salvato la Riserva della Diaccia Botrona dalla vendita al soggetto privato”. Incredibile, ma è tutto vero».
«Prima considerano l’area strategicamente importante a tal punto da trasformarla in Riserva provinciale, pochi anni dopo la declassano ad area non utile alla collettività e ne chiedono l’assegnazione per poi disfarsene. Raggiunto l’obiettivo della vendita al privato, un minuto dopo ne esaltano nuovamente le peculiarità strategiche per le funzioni istituzionali dell’ente Provincia e firmano un atto contenente una proposta irrevocabile di compravendita a loro vantaggio che gli consentirebbe di riportare il bene nell’alveo dei beni strumentali, indisponibili all’alienazione. Doppiamente incredibile, ma non è ancora finita».
«Limatola e Nappi urlano ai quattro venti che la Provincia sta già preparando gli atti per il riacquisto dei 200 ettari su 863 complessivi. Ebbene, nel secondo atto, quello che regolamenta la destinazione di detti beni, c’è scritto che: la proposta di acquisto non può essere vantata nei cinque anni dalla data di compravendita, in quanto l’acquirente gode di agevolazioni fiscali che gli impediscono l’alienazione prima di detto intervallo di tempo. Cinque anni, un’eternità in politica, che vuol dire probabilmente niente riacquisto, quando ormai Nappi e Limatola faranno altro nella vita, ma avendo lasciato all’Ente, grandi responsabilità. E se la Provincia dovesse comunque decidere di riacquistare, la stessa dovrebbe riconoscere al privato le somme per la mancata agevolazione fiscale che, più o meno si aggirerebbe intorno a 90 mila euro. Noi crediamo che la procura della Corte dei Conti, vista la storia appena descritta, non sarebbe tanto d’accordo con Limatola e Nappi. E non lo sarebbe neppure se la Provincia aspettasse i cinque anni previsti dalla legge in quanto, sempre nell’atto c’è scritto che la Provincia dovrebbe riconoscere al privato, oltre alla somma pari al prezzo di aggiudicazione, anche le variazioni Istat, nonché le spese notarili. Insomma, tutto questo per mascherare un clamoroso errore che, prima di tutto, è politico».
«Tutti i giovedì mattina al mercato di Grosseto – conclude Gori – e tutti i sabato mattina al mercato di Castiglione della Pescaia, il Movimento 5 Stelle sarà presente con un banchetto per informare correttamente i cittadini su questa ormai incredibile storiaccia della Diaccia, nonché continuare a chiedere le dimissioni del presidente Limatola e della consigliera Nappi, eletti solo e soltanto grazie al voto del Movimento 5 Stelle in seguito alla firma del patto pre elettorale con al primo posto lo stop alla vendita della Diaccia Botrona».