SCARLINO – «L’evoluzione della vicenda relativa alle autorizzazioni per le aree di stoccaggio dei gessi rossi di Venator – dichiara Fabrizio Dazzi, segretario di Filctem Cgil – ci preoccupa per gli esiti nefasti che potrebbe avere sui lavoratori dell’azienda e quelli dell’indotto. Che già hanno dovuto subire la cassa integrazione, e nel caso di quelli dell’indotto la riduzione degli orari di lavoro e in alcuni casi hanno perso il lavoro».
«Purtroppo, ci troviamo nella condizione di dover dire che avevamo ragione già più di un anno fa, quando praticamente in solitudine chiedevamo inascoltati di mettere i protagonisti di questo lungo contenzioso, Regione e azienda, tutti intorno allo stesso tavolo, perché era sin da allora evidente quali fossero i rischi cui si stava andando incontro. Che puntualmente si sono materializzati in questi ultimi mesi».
«Alla Cgil non interessa né schierarsi, né cercare capri espiatori – aggiunge Dazzi – ma garantire la continuità aziendale, la tutela dei posti di lavoro diretti e dell’indotto, il rispetto delle normative ambientali. Una quadratura del cerchio sicuramente difficile, ma non impossibile. Anche tenuto conto del fatto che oggi si sono chiarite diverse questioni: sono stati presentati due progetti per utilizzare come siti di stoccaggio altrettante aree a piede di fabbrica e in un terreno di proprietà del Comune di Scarlino, rispetto alle quali vanno concluse le istruttorie. Che è stata rilasciata a Ferro Duo l’Aia per realizzare l’impianto di essiccamento dei gessi, e infine che, in conseguenza dell’acquisto da parte di Venator della ex cava della Vallina, ci sono le condizioni per avere un sito di discarica di lungo periodo».
«Per dare certezze ai 500 lavoratori il cui futuro dipende dalla continuità del ciclo produttivo del biossido di titanio, a questo punto, ognuno deve fare la sua parte. L’azienda deve onorare gli impegni rinviati per troppi anni riducendo la produzione del gesso e dotandosi di un sito di smaltimento che risponda ai requisiti di legge. La Regione Toscana, da parte sua, deve chiudere con la massima celerità le procedure di autorizzazione amministrativa. E impegnarsi a valutare, non in tempi biblici, il progetto di utilizzo della ex cava della Vallina come discarica per il gesso, che a sua volta deve essere velocemente presentato da Venator».
«Questo territorio – conclude – non può permettersi ulteriori perdite di tempo, e vanno trovate le soluzioni percorribili nel rispetto della legge per garantire i livelli occupazionali e il mantenimento di un’attività industriale di livello eccellente. Un risultato a portata di mano, per il quale va esercitata la massima responsabilità da parte di ognuno degli attori chiamati in causa. Per la Cgil, infatti, non è accettabile né la logica degli ultimatum, né quella del ricatto occupazionale».