GROSSETO – In questa fase di riorganizzazione degli istituti di credito, in provincia di Grosseto sono rimasti sul territorio 116 sportelli, con circa 700 dipendenti. I gruppi bancari presenti sono Intesa, Unicredit, Mps, Bnl, Crèdit Agricole, Bpm, Bper, Banca Tema, Banca Centro, Credito cooperativo di Castagneto Carducci, Banca Sella e Cassa Risparmi di Volterra.
«Il rischio che stiamo correndo a causa della riorganizzazione dei servizi – spiega Claudia Rossi, segretaria della Fisac Cgil, storica e rappresentativa sigla presente in provincia da 50 anni – è quello della “desertificazione bancaria”, che in un territorio come il nostro colpirebbe le piccole comunità, costituite prevalentemente da anziani, nelle cosiddette aree marginali come le zone montane e collinari dell’interno già penalizzate dalla perdita di molti servizi essenziali che si vedrebbero private anche dello sportello bancario».
«La Fisac Cgil combatte questa battaglia sin dal 2017 per far comprendere alla politica la necessità di tutelare i territori marginali mantenendo il presidio sociale dei servizi bancari. A questo proposito si sottolinea con favore che il messaggio il 21 febbraio è stato recepito con l’approvazione da parte del Consiglio regionale toscano di una risoluzione che si oppone all’abbandono del territorio da parte degli istituti bancari, che dovrà essere tradotta in scelte concrete affinché non rimanga una semplice petizione di principio. A oggi in provincia di Grosseto ognuno dei 28 comuni ha almeno uno sportello bancario, anche in realtà come Montieri, Selvena o Roccalbegna, e vorremmo che questa situazione non peggiorasse».
«Un recente studio della Deloitte mette in evidenza che entro il 2027 il 70% dei ricavi bancari sarà generato da clienti digitali in conseguenza della penetrazione dell’internet banking fra la clientela. E un report di Ires Cgil prevede che entro il 2026, in conseguenza dei processi di digitalizzazione e trasformazione del settore, si perderanno 19.000 lavoratori bancari che saranno sostituiti da 15.000 parabancari, con una perdita secca di 4.000 posti di lavoro. Processo che si tradurrà anche nell’abbassamento dei livelli salariali e della professionalità».
«Sguarnire i territori di sportelli bancari, d’altra parte, avrà anche altre conseguenze nefaste: ognuno di noi, infatti, ha sperimentato sulla propria pelle cosa significa dover interloquire solo con l’anonimato della rete, operatori di call center che ti dirottano da un numero a un altro, o chat-box che danno risposte standardizzate senza arrivare a capo dei problemi. In ambito bancario, infatti, non possono bastare le risposte meccaniche dell’intelligenza artificiale o le rigide e faticose procedure informatiche, perché i clienti hanno bisogno di confrontarsi con persone in carne ed ossa che sappiano fornire una consulenza qualificata e risolvere i problemi complessi che gli vengono sottoposti. Da questo punto di vista, inoltre, più si allontanano i servizi da un territorio, minore è il flusso di finanziamento all’economia locale, in special modo alle piccole e piccolissime imprese, che costituisco il tessuto produttivo della nostra provincia».
«Il nostro faro è l’art 47 della Costituzione che “tutela il risparmio e il credito in ogni sua forma”. Per questo – conclude Rossi – la Fisac Cgil combatterà fino in fondo la battaglia per salvaguardare il radicamento degli istituti bancari nelle nostre comunità, con l’obiettivo di garantire i posti di lavoro e la relativa professionalità, ma anche i cittadini utenti dei servizi la cui efficacia contribuisce, al pari di molti altri fattori, ad evitare lo spopolamento delle aree interne e a migliorare la qualità della vita delle persone».