GROSSETO – Cala il sipario sull’edizione zero di AgriDOC, la rassegna cinematografica interamente dedicata alle pellicole che raccontano storie di agricoltura promossa e organizzata da Legambiente nell’ambito del Clorofilla Film Festival, la storica kermesse green di rilievo nazionale diretta da Simonetta Grechi che ogni estate trova casa negli spazi di Festambiente, la manifestazione nazionale di Legambiente, a Rispescia (Gr). Ad essersi aggiudicati il titolo di migliori pellicole in concorso sono stati i docufilm “Amuka” di Antonio Spanò e “Una conditio sine qua non” di Walter Bencini. Un ex aequo che vede sul gradino più alto del podio due racconti tra loro diversi e complementari. Il compito di scegliere le pellicole è toccato ad una giuria d’eccezione composta da: Marino Midena, direttore Green Movie Film Fest; Luisella Meozzi, giornalista e componente di Ccibo e Le vie dell’orto; Amos Unfer, agricoltore e componente di Ccibo; Giovanni Damiani, comitato organizzatore Agrifilm Festival, festival di cinema nato a Orbetello e da cui AgriDOC prende ispirazione; Alfredo Tamburino, agronomo e componente di Legambiente Sicilia.
La premiazione si è svolta ieri sera, al termine della seconda serata della rassegna che ha visto la partecipazione di circa 300 studenti delle scuole superiori grossetane (polo “Bianciardi”, Leopoldo II di Lorena, polo tecnologico “Manetti-Porciatti”) alle proiezioni della mattina alla Fondazione Polo Universitario Grossetano e di numerosi spettatori che hanno assistito alle proiezioni del pomeriggio e della sera al Cinema Stella. Un’iniziativa accolta con entusiasmo anche dalle istituzioni locali che hanno partecipato all’inaugurazione tenutasi presso l’aula magna della Fondazione Polo Universitario Grossetano alla presenza di Francesco Limatola, presidente della provincia di Grosseto, Fausto Turbanti, presidente del Consiglio comunale di Grosseto, e della dottoressa Gabriella Papponi Morelli, presidente della Fondazione Polo Universitario Grossetano. Presenti alla rassegna anche i registi Francesco De Augustinis e Alessandro Quadretti che, oltre ad aver partecipato al dibattito sui loro film al Cinema Stella, hanno incontrato gli studenti delle scuole per un cineforum a margine delle proiezioni.
“AgriDOC – ha dichiarato Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente e direttore artistico di Festambiente – rappresenta un tassello prezioso che si aggiunge al percorso del Clorofilla Film Festival e che aggiunge valore ad una kermesse unica nel suo genere. Parlare di ambiente al cinema era, di per sé, un’azione rivoluzionaria. Farlo portando sul grande schermo i temi dell’agricoltura significa accendere i riflettori su un settore cardine per la nostra esistenza sulla Terra. Con Legambiente, stiamo lavorando incessantemente per sensibilizzare le cittadine e i cittadini nei confronti di questa complessa tematica che ci vede tutti coinvolti. Ciò che portiamo ogni giorno sulle nostre tavole è il frutto di attività che possono essere più o meno buone, giuste e salutari. Puntare su un’agricoltura capace di non danneggiare l’ambiente e la salute umana è l’unica via. L’Europa ci continua a indicare la strada: servono più biologico, meno chimica, più innovazione green, meno resa e più qualità. Serve però anche un sostegno forte da parte delle istituzioni, anche economico. Le pellicole che abbiamo visto – ha proseguito Gentili – ben raccontano entrambi i risvolti della medaglia e non lasciano spazio a dubbi: le buone pratiche devono essere difese e incentivate, le cattive pratiche devono essere raccontate, anche attraverso il linguaggio del cinema, per informare e sensibilizzare i cittadini consumatori. AgriDOC si prefigge proprio questo obiettivo e sono certo che saprà arrivare molto lontano. L’edizione zero appena messa in archivio ne è la dimostrazione.”
Nell’ambito dell’iniziativa, spazio anche ai libri. Tra una proiezione e l’altra, sono stati presentati “Agroecologia circolare – Dal campo alla tavola”, il testo curato da Angelo Gentili e Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente, sul tema della sostenibilità in agricoltura e “Maledetta zappa – Due millennial prestati all’agricoltura”, di Filippo Baracchi e Cecilia Irene Massaggia, un libro che mette al centro la storia di due giovani che nella vita mai avrebbero pensato di dividersi tra zappa e vigne e che, alla fine, ne hanno fatto una missione di vita, a pochi passi da un’autostrada. Ospiti dei panel letterati: Fabio Fabbri, presidente dell’ordine degli agronomi di Grosseto; Claudio Capecchi, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori Grosseto; gli autori Filippo Baracchi e Cecilia Irene Massaggia; gli ambasciatori del territorio di Legambiente Loredana Lucentini (Sotto al poggio), Giuseppe Rustici (Biologica Rustici), Fausto Stortini (caseificio “Il Fiorino”), Andrea e Pietro Fadini (Il bosco felice)
In entrambe le serate, prima dell’ultima proiezione, gli spettatori hanno potuto degustare i prodotti delle aziende insignite del titolo di ambasciatrici del territorio di Legambiente per essersi distinte in fatto di buone pratiche agricole: Frantoio Franci, Il bosco felice, caseificio “Il Fiorino”, La Selva, Biologica Rustici, Sotto al Poggio. L’ultima sera, l’aperitivo è stato bagnato dai vini dell’azienda agricola Le Crede degli autori del libro “Maledetta zappa – Due millennial prestati all’agricoltura”.
“La partecipazione degli ambasciatori del territorio – ha spiegato Gentili – dimostra quanto la nostra Maremma sia all’avanguardia anche sotto il profilo dell’agroecologia. La strada da fare è ancora lunga, ma il fatto di poter contare su realtà importanti che già hanno imboccato il giusto cammino lascia ben sperare. L’auspicio è che presto arrivi a meta anche il biodistretto e si riesca a mettere davvero al centro dello sviluppo del nostro territorio l’agroecologia. A nome dell’associazione che rappresento – ha concluso Gentili – ringrazio la presidente del Polo Universitario Grossetano Papponi Morelli e il Cinema Stella per aver dato casa a questa bella e importante iniziativa.”
Le pellicole vincitrici – “Amuka” fotografa la situazione della popolazione congolese, potenzialmente autonoma date le risorse di cui la terra in cui vivono gode ma stritolata da fame e povertà figlie della colonizzazione belga e delle dinamiche politiche che ne sono seguite. Una guerra tra poveri ben tratteggiata, una pellicola che ha saputo mettere in evidenza il valore assoluto delle esistenze di ciascun essere umano, indipendentemente dalla latitudine in cui ha visto la luce. Storie di donne che fanno affari per sfamare la famiglia e di uomini che lavorano nei campi, nei pascoli, nei mercati. Un riflettore puntato su un pezzo di mondo che troppo spesso fingiamo non esista.
“Una conditio sine qua non” narra invece la storia di una malga friulana, incastonata sulle Alpi e culla di buone pratiche oltre che di uno stile di vita sano e ambientalmente sostenibile. Il docufilm mette a confronto generazioni e ambizioni, dimostrando che fare agricoltura per bene non è una pratica da relegare nel passato quanto piuttosto un modello per il futuro. Una storia che ben si coniuga alla narrazione delle battaglie ambientali a favore di agricoltura e allevamenti estensivi, che non puntano alla resa ma alla qualità, che al profitto antepongono il benessere, che mettono al centro la salute dell’uomo e dell’ambiente. In “Una conditio sine qua non”, il testimone delle buone pratiche passa di padre in figlio, aggiungendo consapevolezza e competenze alle tradizioni del passato.
Le altre pellicole in gara – In gara anche: “One earth – Tutto è connesso” di Francesco De Augustinis, che racconta le ombre globali che si celano dietro il settore dell’agroalimentare e della produzione della carne, dalla Cina fino alle nostre tavole; “Fertile”, di Alessandro Quadretti, che mette al centro le storie di donne che ce l’hanno fatta, prendendo le redini di aziende del settore ortofrutticolo e portandole al successo, nonostante difficoltà sociali legate al ruolo delle donne e personali; “I ribelli del cibo” di Paolo Casalis, che narra storie di buona agricoltura tra le valli e le vette dell’Alto Adige, spiegando attraverso le immagini e la viva voce dei protagonisti che piccolo è buono, giusto, sano e sostenibile; “Une ferme sur sol vivant” di Romain Baudry, che porta sul grande schermo i principi dell’agroecologia, dimostrando che salvaguardare la terra e renderla davvero alleata degli esseri umani nella lotta alla crisi climatica è possibile.