SCARLINO – L’ipotesi di chiusura della Venator preoccupa la politica che teme la perdita di posti di lavoro. Ecco l’intervento di Andrea Ulmi consigliere regionale della Lega e della segreteria del Pci.
ANDREA ULMI – “La comunicazione della Venator sull’ipotesi di chiusura dello stabilimento di Scarlino giunge come un fulmine a ciel sereno in una fase in cui, invece, pensavamo che si potesse giungere ad una soluzione. Martedì ho parlato in maniera informale con il presidente Giani, rappresentandogli la gravità della situazione e la necessità di mettere fine al valzer della politica per giungere ad una soluzione che scongiuri quella che, oltre che una crisi industriale, rischia di essere, anche in maniera drammatica, sociale”. Così il consigliere regionale della Lega Andrea Ulmi dopo le notizie preoccupanti apparse sulla stampa che parlano di una “proprietà pronta a chiudere lo stabilimento maremmano, nel caso in cui non abbia il via libera dalla Regione per lo stoccaggio dei gessi rossi entro la fine di marzo”.
“Sulla Venator è terminato il tempo delle trattative, ma occorre una soluzione definitiva e proiettata al futuro – conclude Ulmi- La problematica dei gessi rossi, almeno per la fase temporanea, si conosce, al pari di quelle che possono essere le soluzioni. A questo punto gli assessori Marras e Monni hanno in mano quello che sarà il futuro, non solo della Venator ma a questo punto dell’intero polo chimico di Scarlino”.
PCI – “È il mondo delle incertezze e delle paure così anche per Venator e per i lavoratori dell’azienda, dell’indotto e per l’economia del territorio si prospettano ancora tempi difficili. Anzi ci verrebbe da dire siamo al capolinea poiché nel giro di mesi, massimo un anno, potrebbero trovarsi a casa decine e decine di lavoratori” afferma la segreteria Pci della federazione di Grosseto e Colline Metallifere.
“Evidentemente un problema che si trascina da anni non è mai stato affrontato dalla politica in modo serio, strutturale ed energico. A questo poi si devono aggiungere le a scelte regionali perentorie, dettate dalla burocrazia e sulle quali sono stati fatti poi dietrofront, che stanno portando all’acuirsi della crisi. Una crisi economica fatale che colpirebbe non solo i lavoratori ma la tenuta dell’intero comprensorio”.
“Se l’idea è quella di chiudere l’impianto, come ci ha detto un lavoratore, alla prossima manifestazione porterà le bollette e conti delle nostre famiglie ai politici che si presentano ai cancelli per raccattare consensi per le elezioni e poi sparire o pontificare da Firenze o Roma il nulla” prosegue il Pci.
“La difesa dei posti di lavoro, in una società che conosce continue crisi, è fondamentale e deve diventare una priorità, noi come PCI, sosteniamo con tutti i nostri mezzi questo criterio che deve portare alla tutela del lavoro, alla sicurezza per ambiente, salute e territorio e spingiamo perché si esca da un immobilismo finalizzato solo a raccogliere consensi a destra e manca”.
“In primo luogo la Regione si assuma quindi l’onere di una scelta, governi e non sia vaga, non risolutiva, attendista, perdere un altro pezzo importante dell’economia rappresenterebbe il colpo definitivo di cui questo territorio non ha bisogno. Non si può continuare a persistere proponendo soluzioni temporanee con prese di posizione ambigue e dannose sulla pelle dei lavoratori, sarebbe ora di dire basta”.