GROSSETO – Musica e bandierine arcobaleno. Il collettivoQueer scende di nuovo in piazza contro le discriminazioni e invitano il sindaco di Grosseto a parlare con loro.
«Siamo qui perché ci siamo indignati come comunità Lgbt grossetana per le frasi scritte da tanta destra grossetana» afferma Salvatore. «Il discorso sull’ideologia gender non sta né in cielo né in terra, è solo uno spauracchio, buttato là per screditare un’intera comunità che sta tanto sulle scatole solo perché siamo una minoranza».
Qual è il peso della comunità Lgbt sulla società grossetana?
A livello generale una persona su 10 appartiene alla comunità gay; a Grosseto però le persone dichiarate sono sotto questa soglia, e questo significa una cosa semplice: che siamo ancora costretti all’invisibilità, questo tipo di manifestazioni, queste attività che facciamo con il colletivoQueer servono per uscire da questa invisibilità a cui siamo relegati dalla società.
Ancora non si accetta il superamento del binomio maschio-femmina sin dalla più tenera età. Io lo vedo a scuola, dove lavoro: un bambino di quattro anni che ti chiede perché hai gli orecchini?, ma sei una femmina? Vuol dire che c’è da lavorare per superare la divisione stereotipante in generi.
Le è capitato di essere emarginato o in qualche maniera di aver subito discriminazioni?
Mi è capitato di essere oggetto di domande e sguardi inappropriati. Mi dicono che sono coraggioso ad espormi, ma io lo faccio perché mi sono stufato di vivere in un paese che è parte dell’Europa, ma appena si esce dai confini si scopre che c’è un altro mondo, dove non c’è concordato, dove il diritto di famiglia è adeguato a quelle che sono le necessità delle nuove generazioni di un nuovo mondo.
Ci sono differenze forti?
Non dividerei il mondo in nord e sud, credo piuttosto esista un centro e una periferia in tutto il mondo. Anche dire “a Mosca i russi sono omofobi”, è riduttivo: è vero non si fa il pride ma esistono i club. Uguale a Roma, a Milano: esiste la possibilità di vivere una vita fuori, qui da noi no, perché siamo in periferia, esiste ancora tanta bigottaggine cattolica.
Oggi comunque siete pochi, 25-30 persone, parte che fanno parte di varie associazioni impegnate politicamente, è perché c’è difficoltà ad esporsi?
C’è tempo sino alle 20 perché la gente si unisca, poi oggi siamo qui anche per partecipare alla mobilitazione degli asterischi, che è un tentativo di introdurre un linguaggio più inclusivo, e invece viene tacciato di essere qualcosa di mostruoso contro i bambini.
Chi siete, che cosa volete fare?
Siamo un collettivo nascente. L’arcigay è morta anni fa, noi siamo nati da poco e nelle nostre corde c’è quello di offrire un servizio alla comunità; entro il prossimo anno proporremo uno spazio sicuro, di ascolto, alla comunità Lgbt e per i giovani e ci apriremo a collaborazione anche con le scuole. Invitiamo anche il sindaco di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, a parlare con noi, ma siamo sicuri che non verrà.