GROSSETO – “Se i giovani non scelgono di studiare da professionisti sanitari e di lavorare nel pubblico inevitabilmente il Servizio sanitario nazionale muore”. Questo il grido di allarme di Nicola Draoli, presidente dell’Ordine degli infermieri di Grosseto, che annuncia anche una “tempesta perfetta” in arrivo.
“Siamo preoccupati per il futuro del nostro Servizio sanitario nazionale – spiega Draoli – soprattutto per due aspetti: la carenza di personale, ancora più drammatica se vista in prospettiva, e la crisi economica importante, che rischia di ridurre sempre più l’accesso alle cure senza un sistema pubblico e forte”.
Grosseto, riguardo alla carenza di personale, ha una media di laureati in infermieristica per abitanti di 12 su 100mila, che è inferiore alla media nazionale di 17 su 100mila; questo nonostante al momento il rapporto tra infermieri e abitanti a Grosseto sia in linea. In sostanza già oggi non vengono coperti più i pensionamenti con i nuovi laureati. Anche la pesante crisi economica rischia di aggravare sempre più una situazione molto delicata.
“Ad oggi secondo Confesercenti la metà del reddito medio dei cittadini toscani – continua Draoli – viene speso in bollette e mutui. Contestualmente in Toscana, secondo la Ragioneria dello Stato, per il privato puro si spende 500 milioni in più rispetto all’ultima rilevazione. Questo significa che da una parte si sta scegliendo il privato, probabilmente perché costretti, mentre dall’altra la crisi economica ci fa spendere più soldi su bollette e mutui mettendo a rischio il senso di coesione sociale e, quindi, l’accesso alle cure, o almeno un accesso differenziato alle cure”. Una tempesta perfetta, appunto.
“L’unica soluzione possibile – conclude Draoli – è quella di andare verso una riorganizzazione che renda le professioni sanitarie, ed in particolare quelle infermieristiche, più attrattive, con più competenze riconosciute e retribuzioni migliori, oltre a un lavoro diretto su modelli di benessere organizzativo interno: perché senza questo aspetto non si può pensare che le persone scelgano di studiare in ambito sanitario e quindi svolgere le professioni sanitarie dentro la sanità pubblica. Rendere la sanità pubblica attrattiva per chi ci lavora è l’unica soluzione percorribile per sostenere il Servizio sanitario nazionale. La Regione sta lavorando su queste tematiche, ma servono norme strutturali di cambiamento governative e ministeriali, oltre che un maggior finanziamento sul Servizio sanitario; sul clima interno, invece, dobbiamo operare tutti per creare luoghi lavorativi attrattivi ogni singolo giorno. Le responsabilità sono oggi più che mai condivise”.