MASSA MARITTIMA – Il Comune risolve l’annosa questione della collezione Martini: restano all’amministrazione comunale 300 opere d’arte, donate dal collezionista, tra le quali figurano firme di rilievo come Guttuso e autori legati al territorio. Un piccolo grande tesoro che l’Ente intende valorizzare all’interno di mostre temporanee già da quest’anno e negli anni a venire.
«Mettiamo a segno un altro importante risultato – afferma soddisfatto il sindaco Marcello Giuntini – che ci consente di chiudere definitivamente una lunga vicenda giudiziaria che si trascinava avanti da quasi 20 anni e che adesso si conclude grazie all’accordo raggiunto con l’erede del collezionista. Superato l’empasse che di fatto aveva bloccato la possibilità per questo lungo periodo di valorizzare il lascito, siamo felici di annunciare che le opere che restano al Comune sono circa 300. A questo punto abbiamo la possibilità di esporre di nuovo i quadri per mostrarli ai massetani e ai turisti rispettando così la volontà del donatore. È una delle tante partite complesse che chiudiamo in questo mandato amministrativo, restituendo alla comunità una collezione d’arte che va ad arricchire l’offerta culturale di Massa Marittima. Una collezione privata, resa pubblica dal generoso gesto del professore Martini che ha dimostrato un’attenzione verso questo territorio che ci onora».
Ripercorrendo le varie tappe, è il 1999 quando il collezionista d’arte Angiolino Martini, originario di Massa Marittima, decide di donare al Comune circa 750 opere, tra dipinti, acquerelli, disegni e litografie, della sua collezione privata, raccolte nel corso di una vita intera. Una volta acquisita la collezione il Comune ha avviato una serie di esposizioni a partire dal 2000, in diverse sedi, tra le quali il Palazzo dell’Abbondanza, in attesa che venisse restaurata la destinazione finale concordata con il donatore, ovvero il Museo di San Pietro all’Orto, inaugurato nel 2005. Subito dopo sono state esposte anche in questa sede alcune opere e nel 2008 fu organizzata una nuova mostra al Palazzo dell’Abbondanza. Da quel momento è stato avviato dall’ufficio Musei del Comune un certosino lavoro di verifica dell’autenticità partendo dagli artisti più importanti, perché per un museo è fondamentale non esporre dei falsi. Sono stati contattati gli artisti, se ancora in vita, gli eredi oppure archivi e fondazioni.
«Un lavoro complesso che è durato ben 2 anni. – racconta Roberta Pieraccioli, direttrice dei Musei di Massa Marittima – Questo ci ha consentito di stabilire che circa la metà delle prime 70 opere analizzate erano dei falsi. Con l’altra metà abbiamo realizzato un catalogo».
Nel frattempo, nel 2008, è iniziata la causa con l’erede: Angiolino Martini aveva un figlio naturale che è stato riconosciuto post mortem. L’erede ha impugnato la donazione e la causa è andata avanti per anni, fino a che l’avvocato Luciano Giorgi per il Comune e quello della controparte, sono arrivati ad un accordo, nominando ognuno un proprio perito, che hanno lavorato insieme per stimare la collezione e stabilire, quali e quante opere, in base alla legittima, dovessero tornare indietro. Il Covid ha rallentato i tempi, ma è stata firmata una scrittura privata e nei giorni scorsi il figlio di Martini è venuto a riprendersi le opere che gli spettano.
«Siamo estremamente soddisfatti – conclude Irene Marconi, assessore comunale alla Cultura – perché il Comune ha mantenuto il possesso delle opere più significative e coerenti per il territorio. Abbiamo i quadri di autori come Aldi e Pascucci che raccontano scorci e spaccati di Maremma, oltre ad una serie di pittori importanti e conosciuti. Una collezione che valorizzeremo con l’organizzazione di mostre a tema e collaborando con altre realtà culturali del territorio anche nell’ambito della Rete dei Musei».