GROSSETO – Tanti i temi, alcuni di lunga data altri nuovi, affrontati nel corso del primo Consiglio Direttivo provinciale della Cia Grosseto.
A stilare un’analisi politica il presidente Claudio Capecchi, Giordano Pascucci, direttore regionale Cia Toscana, ha illustrato il cronoprogramma Psr la Riforma Pac, il bilancio di previsione è stato illustrato dal direttore grossetano Enrico Rabazzi e le conclusioni sono state fatte dal presidente regionale Valentino Berni. Molte le questioni affrontate nel corso del dibattito: dalla complessità della nuova politica agricola economica al benessere animale, dal futuro del Bio e l’importanza dei sistemi di controllo ai danni causati dalla fauna selvatica; i cambiamenti climatici e l’arretratezza strutturale che va ad incidere soprattutto sulle aree svantaggiate.
Tra i punti di stretta attualità quello della richiesta di una etichettatura chiara e coerente sui prodotti alimentari Made in Italy con chiaro riferimento al Nutri-Score, un sistema di valutazione nutrizionale che classifica con 5 colori la qualità nutrizionale dei prodotti alimentari, ritenuto semplicistico e non esplicativo per una corretta educazione alimentare poiché penalizza alimenti qualitativamente migliori, e alla richiesta dell’Irlanda di rendere obbligatoria l’etichettatura sanitaria sugli alcolici senza distinguo tra il vino e i superalcolici, mettendolo il primo sullo stesso piano delle sigarette.
“Non è dimostrato che il vino, bevuto con moderazione, sia nocivo per la salute” ha commentato Capecchi “per questo sin da ora garantiamo che metteremo in atto ogni iniziativa atta a contrastare questa posizione fuorviante e dannosa proposta di Dublino”.
Nel corso del dibattito è stata poi sollevata la questione delle aree rurali e della loro redditività. Le aziende agricole delle aree interne, è stato ribadito, stanno affrontando difficoltà insormontabili a causa della mancanza di servizi e infrastrutture primarie come la viabilità e la banda larga, questo rende sempre più difficile fare impresa e prosperare.
Facendo un appello alla programmazione politica territoriale è stata sollevata la questione della filiera agricola: la presenza di tanti centri commerciali, se consente una maggiore scelta al consumatore, riduce il numero di clienti presenti nelle singole attività senza che quest’ultima possa però ridurre i costi di fissi gestione. Il risultato sarà dunque un rincaro del prodotto con un danno per il cliente ma anche per il produttore. Serve dunque un equilibrio lungo tutta la filiera per garantire un trattamento equo a tutti i soggetti coinvolti e per garantire la sopravvivenza del settore. Immancabile infine la questione della tutela e della salvaguardia dell’ambiente per troppo tempo affidate, tacitamente, agli agricoltori.
Immancabile infine la questione della tutela e della salvaguardia dell’ambiente che per troppo tempo sono state , tacitamente, affidate agli agricoltori. La caduta libera dei redditi, dovuta non solo alle difficoltà del mercato ma anche all’aumento delle tasse e al peso della burocrazia, sta sgretolando quel settore che ha custodito, coltivandolo e monitorandolo, il nostro paesaggio.
La politica, è stato sottolineato, deve essere consapevole che siamo ad un punto di non ritorno. L’agricoltore può certamente diversificare le sue attività anche guardando alle opportunità energetiche ma per preservare le aree svantaggiate dove la resa del terreno è minore e le difficoltà sono maggiori, non si può prescindere dagli aiuti come le indennità compensative. Solo in questo modo, è stato ribadito, sarà possibile per il settore primario sopravvivere e affrontare le nuove sfide e contribuire a dare una fattiva risposta alla fame nel mondo.