“STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI”
20th CENTURY FOX, REGIA BRIAN PERCIVAL, 131 MIN., 2013
Per il Giorno della Memoria propongo un film, che è stato programmato in televisione in questi giorni così pieni di rievocazione dello sterminio nazista e fascista di oppositori politici di ogni tendenza e “diversi” di ogni tipo (omosessuali, rom, malati di mente ed handicappati tedeschi, esponenti di molte confessioni religiose). Non dobbiamo dimenticare chi oggi è perseguitato per la propria “diversità”, ad esempio quella di genere come le donne turche e iraniane, né che prosegue una guerra ingiusta che continua a far scorrere fiumi di sangue, soprattutto trai civili, e che ha conosciuto in questi giorni un nuovo scalino nell’escalation verso la catastrofe atomica con l’invio in Ucraina di carri armati sofisticati e costosi da parte degli USA e degli alleati europei, che Mosca ha già definito un segno aperto di belligeranza.
Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Markus Zusak, scrittore australiano di origine tedesca, che scrive in inglese. il titolo originale del film come del libro è “The book thief”, che suona “La ladra di libri”, molto meglio del titolo narrativista scelto nelle edizioni italiane.
La storia ha un narratore speciale: la Morte che è antropomorfizzata in una figura nera e in una voce narrante, che interviene poco nel film. Essa confessa di essere affascinata dagli umani, di cui talvolta segue la vita. In questo caso è una ragazza di undici anni Liesel Meminger (ottimamente interpretata da Sophie Nélisse). L’incontro tra i due avviene per la prima volta in una Germania fredda e innevata, nel gennaio del 1938 in piena epoca nazista. Liesel è in viaggio in treno con la madre e il fratellino Werner, che muore e viene sepolto vicino alla stazione ferroviaria; la ragazza ruba il primo libro, in realtà ella raccoglie il volumetto nero, un “Manuale del necroforo”, che un giovane apprendista becchino perde nella neve. Questo scatena la curiosità della Morte. La madre di Leisel è perseguitata dal partito nazista perché è comunista, la figlia viene affidata dai servizi sociali ad Hans (interpretato dal Premio Nobel, Geoffrey Rush), un imbianchino disoccupato perché non vuole iscriversi al partito nazista, e Rosa Hubermann, una donna apparentemente burbera, che vive facendo la lavandaia e si abbrutisce dal lavoro per sostenere il marito. Leisel è affascinata dai libri, legame che si costituisce con la perdita del fratellino e della madre. I libri, quindi, alludono alla possibilità che le storie servano a superare le perdite e che la memoria è il rimedio umano alla morte e alla fine di tutte le cose. Il padre adottivo scopre che la ragazza non sa leggere e le insegnerà utilizzando proprio il “Manuale del necroforo”. Per la sua incapacità di leggere e scrivere Liesel viene derisa dai compagni di scuola quotidianamente finché si ribella e picchia duramente il “bullo”, che guida lo scherno. L’unico a sostenerla è un coetaneo vicino di casa, Rudy Steiner, che diviene suo amico ed aspira ad un suo bacio. Questa amicizia è descritta teneramente come le grandi amicizie infantili.
In occasione del compleanno di Adolf Hitler, il partito nazista ordina di dare alle fiamme tutti i volumi proibiti, ma Leisel si opporrà per quel che può, salvando un volume dal falò, rubando così il suo secondo libro. Come si vede è un “furto” molto particolare come il primo. Viene vista dalla moglie del borgomastro Hermann e questo con tanta paura sarà la base di una nuova amicizia. Intanto, la famiglia Hubermann accoglie e nasconde in cantina un giovane ebreo, Max, scampato alle atrocità della “notte di cristalli”, il cui padre aveva salvato Hans durante la grande guerra. Il giovane incoraggia Leisel a leggere e scrivere, donandole un diario sul quale annotare la sua vita, un libro particolare che Max ha ricavato da una copia del “Mein Kampf” di Hitler con le pagine sbiancate con la biacca di Hans. La scontrosa Rosa chiede aiuto alla ragazza per sbrigare alcune commissioni nell’opulenta casa degli Hermann. Qui, Leisel stringe un profondo legame con Ilsa, la moglie del borgomastro, che conosce il segreto di Liesel del libro sottratto al falò. Ha riconosciuto in lei la passione per i libri e il coraggio del figlio disperso in guerra e le consente l’accesso alla sua enorme biblioteca. Max, intanto, si ammala e Leisel cerca di distrarlo dal dolore leggendo per lui, mentre Rudy scopre che l’amica nasconde questo segreto e l’aiuta a mantenerlo. Quando i nazisti intensificano la caccia agli ebrei, Max è costretto a fuggire. L’inizio della guerra provoca una serie di terribili conseguenze, in cui la Morte ritornerà vicino a Liesel, curiosità che lascio alla curiosità dello spettatore.
Il film – penso – abbia due pregi, presi di peso dal libro. Racconta l’esistenza di un dissenso tra una parte del popolo tedesco (si calcola un 10%) e il regime nazista per cui risulta non lecito lo stereotipo ancora diffuso per cui nazista = tedesco (si pensi ai personaggi del film non allineati, oltre la protagonista: la madre comunista; Hans, il padre adottivo; Rosa, la madre adottiva, che ospita il giovane ebreo fuggiasco; Rudy, l’amichetto ammiratore di Jessie Owen, che umiliò la boria di Hitler alle Olimpiadi di Berlino; la stessa moglie del Borgomastro). Il ruolo già accennato dei libri, che sono salvano da vuoto dell’esistenza. Del resto è il ruolo sociale che hanno i racconti.
Per quanto il film sia molto fedele all’impianto del romanzo, questo è uno dei rari casi in cui il film è più riuscito del romanzo da cui è stato tratto: è una questione di montaggio e di stile. Il libro è tagliato per i ragazzi e questo lo rende in qualche mondo addolcito, il film è molto più nervoso e scattante come ritmo ed è adatto pure al pubblico adulto, anche se i protagonisti rimangono dei bambini.