GROSSETO – Anche il coordinamento donne Anpi della sezione E. Palazzoli di Grosseto ha voluto esprimere la propria posizione in merito alla cosiddetta questione asterischi, una vicenda che in queste ultime settimane ha occupato le cronache cittadine (ma anche la stampa nazionale). L’associazione ha quindi voluto riassumere i fatti per poi schierarsi a difesa di Clan.
«Il collettivo giovanile Clan (acronimo di Collettivo libero anti-noia) che da tre anni si occupava dei servizi museali del Polo Le Clarisse è stato di fatto estromesso dall’incarico, travolto da una polemica surreale. In mezzo ai numerosi eventi illustrati in una newsletter – ricorda Anpi – è spuntata infatti la parola “bambini” scritta con l’asterisco, per non identificare il genere: i consiglieri di Fondazione Grosseto Cultura, l’ente (ora a forte maggioranza di centro destra) deputato a promuovere l’arte nel territorio, si sono messi subito sulle barricate, chiedendo all’associazione di ritrattare e poi (senza successo) di sottoscrivere un testo di scuse preparato… successivamente non è stata rinnovata a Clan la convenzione per la gestione della struttura, che scadeva il 31 di dicembre, con la conseguente perdita di alcuni posti di lavoro (nonostante ci fosse stata anche la disponibilità di accettare una riduzione del compenso)».
«Secondo il cda di Fondazione Grosseto Cultura “nessun licenziamento è imputabile alla vicenda dell’asterisco, che ci stupisce essere stata così erroneamente interpretata. Smentiamo con decisione che il mancato rinnovo della convenzione sia dovuto all’asterisco inserito in una parola” e la scelta di non rinnovare le convenzioni giunte a scadenza è dettata da “un cambio di gestione per motivazioni esclusivamente legate al miglioramento dei servizi museali. Spiace molto che qualcuno abbia voluto strumentalizzare in chiave politica una scelta esclusivamente tecnica e organizzativa”. Questi i fatti (che anche i soci della fondazione hanno appreso dalla stampa) che hanno portato ad indire per venerdì 13 gennaio in occasione del Consiglio comunale, un presidio con flash mob e sit in in piazza del Comune»
Il coordinamento donne di Anpi è poi passato a criticare in tre punti la gestione della Fondazione Grosseto:
«1) Innanzitutto salta agli occhi come ormai non passi giorno in cui vengano messi in atto tentativi per far retrocedere le lancette della storia. Nel 2023 identità di genere e linguaggio inclusivo dovrebbero essere ormai concetti acquisiti. E quando non si ha nemmeno il coraggio di uscire allo scoperto adducendo invece altre motivazioni per le scelte fatte, tutto si ricopre di una patina di meschinità».
«2) Le motivazioni sono state quelle di assicurare un miglioramento funzionale e tecnologico dei servizi nelle strutture museali (quando invece si stavano preparando a rinnovare le convenzioni!) e garantire nel contempo un risparmio economico… già… il risparmio economico. Chissà perché queste scelte virtuose invece di andare a colpire altri settori dove non si bada al risparmio vengano invece indirizzate proprio qui, quando sappiamo benissimo che cultura e risparmio sono due parole che insieme hanno un effetto stridente. Quindi ancora una volta la stessa palude, quella in cui vige il concetto che con la cultura non ci si mangia».
«3) Ultima, ma non ultima per importanza, la considerazione che aver spostato il luogo del presidio (dalla piazza del Comune a Piazza della Palma) in effetti l’ha depotenziato. Tutto dipende dall’applicazione del decreto anti rave che ha dimostrato che possa essere subdolamente applicato a qualsiasi luogo di raduno, limitando di fatto la possibilità di manifestare democraticamente, perché ci sarà chi a propria discrezione lo potrà giudicare pericoloso. Queste considerazioni su quello che sta succedendo, cioè una vera e propria limitazione delle libertà personali e di una involuzione culturale, non possono lasciare indifferenti una associazione come la nostra che esprime tutta la propria solidarietà a tutt* coloro che hanno perso il proprio posto di lavoro».