GROSSETO – Il nuovo anno si apre con un’importante sentenza a favore di una consumatrice grossetana, vittima di una truffa bancaria avvenuta grazie alla clonazione della Sim. Il Giudice di pace di Grosseto ha condannato la banca a restituire alla donna quasi 3.000 euro: l’istituto, infatti, non aveva attivato i sistemi di sicurezza previsti dalla normativa per tutelare la cliente e i suoi dati.
Con “Sim swap fraud”, o truffa della Sim clonata, si intende il raggiro che prevede che i dati della scheda Sim di un utente – tra cui anche le credenziali bancarie – vengano carpiti in maniera fraudolenta dai malviventi. «In seguito alla truffa subìta dalla protagonista della vicenda, la banca ha mantenuto un atteggiamento di chiusura, sia di fronte al reclamo e sia di fronte alla conciliazione paritetica istituita con le associazioni dei consumatori. A quel punto l’associata, con l’aiuto di Confconsumatori, si è rivolta all’Arbitro bancario finanziario. Nonostante la decisione negativa dell’Abf, la donna non si è data per vinta e, alla fine, è riuscita a vedere riconosciuti i propri diritti» afferma il presidente di Confconsumatori, Marco Festelli.
LA SENTENZA – Con la sentenza n. 7/2023 il Giudice di pace di Grosseto ha condannato l’istituto alla restituzione di 2.893 euro, sottratti alla donna derubata delle proprie credenziali bancarie. Il giudice ha valorizzato il decreto legislativo 11/2010, che impone alla banca l’onere di provare che il pagamento è stato eseguito volontariamente dal cliente e con l’utilizzo dell’autenticazione (nel caso di specie a due fattori forti) prescritta dalla normativa tecnica. Inoltre, di recente è arrivata dall’Agcom un’importante novità, che potrebbe ostacolare in futuro la truffa della Sim clonata: la nuova normativa impone agli operatori, per il cambio Sim, di identificarne personalmente il titolare.