GROSSETO – «Il Governo aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui gestori. Non è questo quello che ci aspettavamo» così la Faib Confesercenti commenta il provvedimento del Governo sui carburanti.
«I dati ufficiali del Ministero dell’ambiente certificano che l’aumento dei prezzi alla pompa è stato in linea con il rialzo dovuto al ripristino delle accise, ma si decide di ignorare questo dato e di considerare i gestori come pericolosi speculatori, varando un provvedimento che scarica su di essi – che non stabiliscono i prezzi – l’ennesimo assurdo adempimento per una categoria già oberata dalla burocrazia».
«Il Governo ha voluto dare retta alla pressione mediatica e ad allarmi rivelatisi poi infondati, e invece di risolvere il problema dei costi tagliando la componente fiscale, tra le più alte d’Europa, ha varato un provvedimento che rischia di trasformarsi in un incubo burocratico per i gestori».
«Quel che è certo è che il decreto non porterà ad abbassamenti del prezzo per i consumatori. Se l’obiettivo era quello di una maggiore trasparenza il risultato sarà invece quello di far alzare il prezzo medio dell’erogato alla pompa. La comparazione tra prezzi medi e prezzi praticati rischia di spingere il costo dei carburanti ad uniformarsi verso l’alto, con tanti saluti alla concorrenza e ai vantaggi per i consumatori».
«Noi gestori abbiamo già pagato, assieme ai consumatori, il prezzo più caro della crisi energetica – afferma Giulia Cardini, presidente provinciale Faib -. Calo dei consumi, costo del carburante all’acquisto esorbitante, a fronte del solito margine di guadagno. Esporre il prezzo medio non risolve il problema. Noi tuttavia non abbiamo nulla da temere, e se il Governo proseguirà su questa strada, esporremo anche il nostro guadagno al litro: è bene che ai cittadini sia tutto chiaro».
Che poi, in media, è poco più di 3 centesimi al litro. Anche per questo Faib Confesercenti ha dichiarato lo stato di agitazione che partirà con una campagna di controinformazione sugli impianti e culminerà, nelle giornate del 25 e 26 gennaio, in uno sciopero, con presidio sotto Montecitorio.