GROSSETO – Tutti in piazza per difendere il lavoro delle operatici di Clan e delle altre cooperative che gestivano i servizi museali. È questo l’appello che viene lanciato dopo l’assemblea spontanea di giovedì scorso. Un appello che riguarda il presidio di fronte al municipio di Grosseto in occasione della prossima seduta del consiglio comunale di venerdì 13 gennaio.
L’appuntamento è per le 10,30 e l’invito a partecipare, lanciato dal collettivo autonomo Queer e da quella che è stata ribattezzata “Assemblea Asterisco”, è rivolto a tutti, dalle organizzazioni sindacali ai singoli cittadini, alle associazioni.
Come spiegano in una nota di questo pomeriggio gli organizzatori del “siti in” di venerdì prossimo «Il “caso asterisco” è partito da una mail interna mai uscita che è stata inviata al CdA di Fondazione Grosseto Cultura e che conteneva una bozza con un asterisco per abbreviare la dicitura Bambini e Bambine dall’associazione CLAN che gestiva i servizi del Polo le Clarisse. La bozza non è mai stata inviata ai soci ma è arrivata all’associazione Crisalide che ha fatto uscire un articolo gridando al Gender e accusando CLAN di fare propaganda. Il CdA rilasciava un comunicato stampa nel quale si dissociava dall’uso degli asterischi, mentre una delle lavoratrici di CLAN veniva convocata dal CDA, per essere interrogata da sola, dopo aver fatto uscire dalla stanza Direttore e ufficio stampa; alla stessa lavoratrice era staro chiesto di firmare e una lettera già pronta in cui si chiedeva di prendere le distanze da una fantomatica ideologia gender. Nei giorni successivi poi Clan aveva ricevuto la comunicazione che non le sarebbe stata rinnovata la convenzione grazie alla quale gestivano i servizi al Polo Le Clarisse».
«Siamo fermamente convint* – scrivono gli organizzatori del sit in – che sia indispensabile favorire il depotenziamento della discriminazione, del bullismo, del cyberbullismo, che uccidono ogni anno tanti, tante, tant*, giovani e meno giovani. È assolutamente prioritario arrivare a dotare realmente le nostre istituzioni scolastiche, finanche le istituzioni socio assistenziali, di strumenti di formazione, ricerca, conricerca e intervento che non si limiti allo sterile e ormai di rito e troppo spesso inopportuno intervento delle Forze dell’Ordine nelle scuole, ma che si apra a realtà associative che sul territorio si muovono già».