GROSSETO – «Dopo le operatrici del Polo culturale Le Clarisse, la mannaia della Fondazione Cultura si abbatte anche sui lavoratori del Museo di storia naturale della Maremma che, attraverso le cooperative Le Orme e Silva, nel corso di una gestione ultradecennale avevano contribuito a rendere il museo di piazza della Palma non solo un’eccellenza culturale, scientifica e turistica, ma anche un luogo di scambio e di relazioni senza uguali».
A intervenire sulla ormai nota vicenda della gestione dei musei grossetani, è il gruppo consiliare Grosseto Città Aperta.
«A differenza di quanto accaduto con la rimozione dell’associazione Clan dalla gestione del Polo Le Clarisse – per la quale il CdA della Fondazione si era nascosta dietro l’ormai noto e grottesco pretesto di un asterisco che sapeva di ‘gender fluid’, peraltro rivelatosi un clamoroso boomerang per la Fondazione, finita sulle cronache nazionali gettando discredito sull’intera città di Grosseto e sulla stessa amministrazione comunale – questa volta il caso è se possibile ancor più grave».
«Le motivazioni sono infatti puramente di risparmio economico, avendo deciso il CdA della Fondazione di fare cassa nel modo più semplice cui si ricorre, da che mondo è mondo, quando non si dispone di un’adeguata capacità manageriale: tagliando il costo dei lavoratori».
«Addirittura, affermano le cooperative interessate, Fondazione avrebbe preteso di imporre condizioni economiche inferiori rispetto agli standard minimi previsti per gli appalti pubblici».
«E dire che il meccanismo perverso della logica del massimo ribasso non solo è ingiusto, tanto più se applicato da un datore di lavoro pubblico, ma è anche notoriamente controproducente, specialmente in certi servizi – come la gestione di un museo – che richiedono alta qualità, professionalità ed esperienza. A maggior ragione se, come pare sia avvenuto sia per Le Clarisse che per il Museo di storia naturale, certe scelte vengono assunte scavalcando i rispettivi direttori, i quali presumibilmente dispongono di una qualche competenza in più rispetto ad un CdA di nomina politica».
«Paradossalmente è lo stesso CdA a rivendicare in una nota stampa il diritto di trattare i soggetti ai quali è affidata la delicata gestione di un complesso museale alla stregua di un qualsivoglia ‘fornitore’, manifestando un approccio puramente ragionieristico e superficiale».
«Non stupisce allora che il nuovo soggetto al quale la Fondazione Cultura risulterebbe aver affidato la gestione del Museo di storia naturale non vanti alcuna esperienza in ambito museale, trattandosi a quanto pare di Rama s.p.a., società a partecipazione pubblica dalle indubbie professionalità ma in tutt’altro settore, concentrando oggi la propria mission sulla mobilità green. Certo non è escluso che Rama s.p.a. possa avvalersi di qualche partner con competenze specifiche ma, nel silenzio di Fondazione Cultura, non possiamo che limitarci alle congetture e, in ogni caso, il Museo di storia naturale sarebbe costretto a ripartire da zero, perdendo la ricchezza di esperienza maturata nei dodici anni di lavoro con le Cooperative Le Orme e Silva».
«Stupisce invece lo stupore manifestato in questi giorni dal Sindaco, il quale ha affermato di essere stato all’oscuro dell’operato della Fondazione Cultura. Come è possibile, ci domandiamo, che il Sindaco non sappia cosa fa una Fondazione che dipende dal Comune, della quale ha personalmente nominato Presidente e maggioranza del CdA ed alla quale eroga ogni anno oltre 400.000 euro? E come è possibile che il Sindaco non sappia che, nel frattempo, a subentrare nella gestione di uno dei principali musei della città sarebbe una società come Rama s.p.a., della quale il Comune di Grosseto detiene una partecipazione del 20%»?
«Se Vivarelli Colonna era davvero all’oscuro di tutto, a maggior ragione ora lavori per mettere una toppa su quella crepa gigantesca prodotta dai componenti del CdA della Fondazione Cultura ai quali, come primo atto, siamo certi che vorrà revocare le nomine, come previsto per casi come questo dal Regolamento sugli indirizzi per la nomina dei rappresentanti del Comune».
«Nel frattempo Grosseto Città Aperta, attraverso il suo Capogruppo Carlo De Martis, ha già presentato istanza di accesso agli atti per acquisire tutta la documentazione di pertinenza di Fondazione Cultura e formalizzato richiesta di convocazione della Commissione consiliare di controllo e garanzia affinché, con la necessaria ampiezza e trasparenza, sia fatta chiarezza su una vicenda che fin qui è stata troppo oscura e già troppi danni ha arrecato alla città».