GROSSETO – Il Coordinamento nazionale per la Democrazia costituzionale insieme ad altre associazioni della società civile ed alcune sigle sindacali della scuola hanno lanciato una raccolta firme per promuovere la legge di iniziativa popolare contro l’autonomia differenziata delle Regioni.
“La proposta dell’autonomia differenziata è un caposaldo del governo della destra – spiegano Beppe Corlito, referente Comitato per la Democrazia costituzionale di Grosseto, e Cristoforo Russo, segretario generale Flc Cgil di Grosseto -, un patto scellerato tra i due partiti di estrema destra: l’autonomia differenziata, richiesta dai governatori leghisti di Lombardia e Veneto (purtroppo anche dell’Emilia-Romagna), punta alla secessione delle regioni ricche e si sposa in maniera perversa con il centralismo autoritario del presidenzialismo proposto dal partito meloniano”.
“Calderoli ha subito avanzato una proposta di legge per l’autonomia differenziata – proseguono -, approfittando del vulnus inserito nella Costituzione dal comma 3 dell’articolo 116, voluto nella cosiddetta riforma del titolo quinto del 2001. Calderoli mira a sottrarre gli accordi tra Stato e Regioni al Parlamento, chiamato solo a ratificare le intese, e alla sovranità popolare, rendendo impraticabile il referendum”.
“Il Coordinamento per la Democrazia costituzionale e una rete fitta di organizzazioni della società civile, segnatamente i sindacati della scuola Cgil e Uil insieme alla Gilda hanno presentato una legge di iniziativa popolare contro l’autonomia differenziata, che – raccolte le 50.000 firme necessarie – sarà obbligatoriamente discussa al Senato”.
“I quattro articoli della legge prevedono:
1. la disattivazione del vulnus del comma 3 dell’art. 116, per cui la legge dell’autonomia differenziata dovrà essere approvata dal Parlamento con maggioranza assoluta e potrà essere sottoposta a referendum;
2. la modifica dell’art. 117 a tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica;
3. la modifica dell’art. 117 a difesa della potestà legislativa esclusiva dello Stato, determinando i livelli uniformi delle prestazioni concernenti la salute, il lavoro, la scuola, l’università, i trasporti, le reti di comunicazione, l’energia e la previdenza;
4. la modifica dell’art. 117 che per le materie di legislazione concorrente delega alle Regioni la potestà legislativa, salvo la determinazione dei principi fondamentali, che spetta allo Stato”.
“La crisi pandemica ha dimostrato la necessità di un sistema sanitario nazionale capace di tutelare la salute dei cittadini contro la frammentazione in 20 sistemi regionali inefficienti e con grosse disuguaglianze fra loro. La stessa cosa, se passa l’autonomia differenziata, può determinarsi per l’istruzione con la costituzione di 20 sistemi regionali inefficienti e con grosse disuguaglianze fra loro. La stessa cosa, se passa l’autonomia differenziata, può determinarsi per l’istruzione con la costituzione di 20 sistemi scolastici differenti e disuguali per dotazioni di personale, finanziamenti e stipendi”, concludono Corlito e Russo.