GROSSETO – È stato presentato nei giorni scorsi a Grosseto con un’iniziativa pubblica in sala Pegaso, il libro di Cristiana Minelli, «Cartoline dal cielo. Cinquemila ore a bordo di un jet con Giorgio Riolo» (foto a cura di Paolo Orlando).
Edito da Areastampa, «Cartoline dal cielo. Cinquemila ore a bordo di un jet con Giorgio Riolo» è la storia di una vita supersonica, quella del Colonnello Giorgio Riolo, Ufficiale Istruttore e Pilota da caccia dell’Aviazione Militare, e, insieme, l’affresco di un periodo che va dal dopoguerra alla fine degli anni ’90, osservato da uno speciale punto di vista. Quello di un soldato del cielo che ha difeso lo spazio aereo nazionale durante la Guerra Fredda e la crisi con la Libia e che, il 18 settembre 1983, è stato invitato a sorvolare, insieme agli altri del Gruppo, la pista di Fiorano, con vari passaggi a bassa quota, a bordo di un caccia F-104S, in occasione del primo Ferrari Days organizzato dalla casa automobilistica di Maranello. Quel giorno è stato ricevuto dal Drake in persona. Due ore a colloquio con il patron della casa automobilistica più iconica del mondo, che ha voluto condividere con i piloti la sua passione per l’aviazione.
La stessa che sessant’anni prima l’aveva portato a scegliere il Cavallino Rampante di Francesco Baracca come emblema della sua impresa Come qualche volta accade, la vita scorre tutta in un attimo. In questo caso si dipana nell’arco di 24 ore. La cronaca di una giornata particolare – un pezzo a puntate per «La Nuova Gazzetta di Modena» in occasione del quarantennale del Ferrary Days – diventa il racconto di una vita particolare. Sullo sfondo, il mito della velocità, quella supersonica degli aerei e quella del circo dei motori. Cos’hanno in comune il pilota di un caccia e quello alla guida di una monoposto? La stessa voglia di volare.
«Da qualche parte, deve esserci un dio dei cacciabombardieri, degli intercettori, dei multiruolo, che poi è lo stesso che disegna macchine da corsa, bolidi da Formula 1. Il pilota che siede ai comandi, ha la stessa presa sul volante, o sulla cloche, la stessa voglia di volare, in cielo o in terra, lo stesso sguardo, freddo e determinato, sul percorso. La misura che separa il talento di un pilota di jet da quello di un pilota di Formula 1 è pari a un soffio. Di libellula. Come lei, appare, e scompare, in un attimo».
Ricordi personali, aneddoti familiari e i contributi di alcuni fra i più importanti Ufficiali Italiani – i Generali Alberto Rosso, Leonardo Tricarico ed Enzo Vecciarelli, che nel corso della loro carriera hanno ricoperto ruoli di somma responsabilità in seno alle Forze Armate, e soprattutto, che hanno volato insieme a Giorgio Riolo e sono stati suoi amici – sono solo alcuni degli ingredienti di una storia commovente, divertente, adrenalinica, che fila come un razzo, ovunque, in cielo o in terra, le vada di andare. Due le voci narranti – quella del protagonista e quella della giornalista incaricata di intervistarlo – che, proprio come nelle epiche sfide fra jet e macchine da corsa – Tazio Nuvolari col il biplano Caproni , Gilles Villeneuve con un F-104 Starfighter fino a Michael Schumacher con un caccia Eurofighter Typhoon – sfrecciano, fra le righe. Cristiana Minelli. (Modena, 1965), scrive storie surreali che qualcuno definisce, con generosità, vertigini di fantasia. Fra i libri pubblicati «Camp out. Storia di Max il Boschettiere» (Ultra 2022).
Per «La Nuova Gazzetta di Modena» cura la rubrica «Tiri liberi» che ha ispirato «Questa non me la bevo. L’almanacco delle news talmente vere che sembrano fake» (Ultra, 2019) Giorgio Riolo. In forza, per tanti anni, al 4° Stormo Caccia di Grosseto, con oltre 5000 ore di volo maturate a bordo di jet militari, nato a Milano il 5 di-dicembre 1944. Diventato Pilota dell’Arma Azzurra alla fine degli anni ’60, si è congedato con il grado di Colonnello il 29 dicembre 1996. C