GROSSETO – I numeri del terzo trimestre 2022 confermano la flessione tendenziale nel numero complessivo delle sedi d’impresa iscritte al registro della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno, tendenza negativa si registra anche a livello regionale e nazionale.
Considerato che si riferisce al trimestre estivo e quindi storicamente a quello che costituisce il periodo di “picco” per le imprese, con tutta probabilità tale risultato inciderà pesantemente nel “marchiare” il 2022 come l’anno peggiore dell’ultimo quinquennio: quanto si prevede accadrà nel quarto trimestre, difficilmente potrà risollevarne le sorti. Andamento che condiziona anche le variazioni congiunturali, cioè il confronto con il trimestre precedente, che risultano anch’esse in flessione.
Le sedi d’impresa attive risultano sostanzialmente stabili (Grosseto +0,2% e Livorno -0,2%) e la spinta all’espansione sin qui osservata pare ormai destinata ad esaurirsi. Si rileva d’altro canto un certo scostamento tra il sentiero di sviluppo del tessuto imprenditoriale grossetano, che pare ancora beneficiare di una seppur ridotta “coda” della crescita e quello livornese che, almeno nei numeri, risulta ormai adagiato su di un piano inclinato.
Nell’insieme delle nostre province si osserva una lieve riduzione tendenziale delle iscrizioni che si è accompagnata ad una più consistente delle cancellazioni, nonostante l’incidenza di quelle d’ufficio risulti piuttosto pronunciata, soprattutto in provincia di Livorno. Anche se i flussi di entrata/uscita di risultano opposti nell’analisi tendenziale, in entrambi i territori i saldi si posizionano in terreno negativo, generando tassi di (de)crescita (Grosseto -0,24%, Livorno -0,19%) peraltro similari in termini di valore.
Una piccola luce s’intravede nel fatto che l’arretramento delle sedi d’impresa è reso meno preoccupante dall’ennesima crescita delle unità locali, in particolare di quelle con sede fuori provincia, che sia in maremma (+3,2%) sia nel livornese (+2,9%) continuano ad espandersi in maniera più rapida rispetto ai territori benchmark (Toscana +2,4%, Italia +2,3%).
Disaggregando i dati per settore economico, si rileva infine una forte contrazione numerica per le imprese registrate nel commercio e nel manifatturiero, una moderata flessione delle imprese turistiche e, al contrario, una blanda crescita del primario ed una, più consistente, delle costruzioni.
«Dal report prodotto dal nostro Centro Studi – ha commentato il presidente Riccardo Breda – traspare in modo evidente, al di là della mera asetticità dei numeri, una chiara rappresentazione di come sia ormai esaurito il trend di crescita del tessuto imprenditoriale ed anche come l’atteso e manifestato rimbalzo del 2021 abbia perso il suo slancio. Purtroppo, come abbiamo già avuto occasione di rappresentare, i cigni neri non risultano più eventi eccezionali ma si ripresentano con una preoccupante ricorrenza, quasi annuale».
«Quando pensavamo di essere in uscita dal fenomeno pandemico, la società in generale ed il sistema imprenditoriale in particolare hanno dovuto affrontare le tragiche conseguenze della guerra in Ucraina, della fortissima criticità in materia di costo e approvvigionamento dei prodotti energetici, di una ormai certa recessione, alimentata soprattutto da un’inflazione che ha raggiunto numeri mai visti da quasi quaranta anni».
«A questi eventi negativi bisogna aggiungere l’emergenza ambientale ed in particolare una diffusa siccità che ha messo e mette a dura prova la nostra agricoltura; il “blocco dei crediti” derivante dai provvedimenti di impulso attivati nel periodo pandemico, che pure hanno stimolato una ripresa di numerosi settori ed in particolare di quello edilizio (si pensi, ma non solo, al cosiddetto 110%). Tutto questo anche da noi non poteva non incidere sulla solidità delle nostre imprese e soprattutto demotivare anche i diversi volenterosi che intendevano iniziare un’avventura imprenditoriale».