GROSSETO – Promuovere e valorizzare i nostri prodotti a marchio, le STG (specialità tradizionale garantita), i prodotti agricoli tradizionali (Pat), le produzioni della montagna, quelli da agricoltura integrata e il bio della nostra regione. E’ questo l’obiettivo del progetto Degustando la Toscana di Cia Toscana.
Il percorso, che propone 18 iniziative territoriali per valorizzare le filiere agricole locali attraverso iniziative negli agriturismi, nei mercati e nelle botteghe della spesa in campagna, ha fatto tappa anche in Maremma, ospite dall’agriturismo il Duchesco ad Alberese dove, oltre alla degustazione dell’olio evo Igp toscano e della ricotta grossetana, c’è stato anche un momento di confronto sulle problematiche che i prodotti di eccellenza riscontrano nell’assicurare la sostenibilità delle produzioni.
“L’olio e la ricotta da sempre sono tra i prodotti di eccellenza della Maremma – ha spiegato Claudio Capecchi, presidente di Cia-Grosseto -. La ricotta è uno degli alimenti più comuni da trovare nelle tavole degli italiani. È un prodotto della caseificazione e anche se molti pensano sia un sottoprodotto non lo è. La qualità di una buona ricotta dipende sicuramente dall’intero metodo di lavorazione e dalle qualità dell’erba pascolata; è proprio questa infatti che conferisce profumi e le caratteristiche nutrizionali del prodotto finito. Purtroppo questa eccellenza, che da noi è prodotta principalmente con il latte di pecora, è a “rischio estinzione” a causa dell’età sempre più avanzata degli allevatori, delle continue predazioni, della poca marginalità di reddito e della drastica diminuzione del numero di aziende ovicaprine”.
“Vale ricordare- ha aggiunto il presidente – che la ricotta non rappresenta solo un ottimo prodotto da tavola, ma anche il mondo della pastorizia che è in forte sofferenza e che, se scompare definitivamente, causerà l’abbandono di aree marginali che oggi sono coltivate solo da chi fa zootecnia e in particolare dai pastori che lavorano terreni impervi per il pascolamento”.
“Altro prodotto tipico della nostra cultura alimentare in difficoltà è l’olio IGP, in crisi per la mancanza di manodopera specializzata a causa dei cambiamenti climatici, per la persistenza della mosca olearia e per la mancanza di una politica di pianificazione e di un’ottimizzazione delle risorse idriche. Molti oggi guardano alle produzioni intensive o super intensive che noi, però, non riteniamo un’alternativa all’olivicoltura collinare perché necessitano di una grande quantità di acqua e perché non appartengono al nostro patrimonio culturale. Per questi motivi sosteniamo l’olivicoltura tradizionale impegnandoci per una maggiore e migliore specializzazione del settore” ha concluso il presidente Cia Grosseto.