GROSSETO – “Ogni estate – ha spiegato Maurizio Zaccherotti, presidente dell’associazione Terramare – si consuma l’ennesimo scempio a carico di alcuni importanti siti naturali, primo fra tutti la Valle del torrente Farma (Sito Natura 2000 ZSC IT51A0003 “Val di Farma”), tra le province di Siena e Grosseto. In questa sede, serve però citare anche i tanti altri siti presi spesso d’assalto a livello turistico e dalle attività forestali di taglio, come La Riserva naturale del Basso Merse, la Zona Speciale di Conservazione Monte d’Alma, la ZSC (Zone Speciali di Conservazione) Monte Leoni, persino la ZSC Cono Vulcanico dell’Amiata. In tali siti sono presenti habitat naturali che ne hanno decretato un interesse particolare presso il mondo accademico e non solo, compreso quello escursionistico, per la presenza di reti sentieristiche. Questi habitat, veri e propri biotopi oggetto di studio da parte dei ricercatori, in alcuni casi sono considerati a tutti gli effetti relitti delle lontane epoche glaciali, fotografia vivente di come potevano apparire le antiche foreste in queste zone dell’Italia centrale migliaia se non centinaia di migliaia di anni fa. Una grande ricchezza per il nostro territorio, sia in termini di biodiversità che paesaggistici, seppure non quantificabile economicamente”.
“Purtroppo – prosegue Zaccherotti – l’attuale politica di silvicultura costituisce nei fatti una grave minaccia per la conservazione e la tutela di questi preziosi habitat, così come l’eccessivo sfruttamento da parte di un turismo non attento, che utilizza le antiche carrerecce e strade vicinali per il transito con auto e moto al fine di arrivare il più vicino possibile al sito di importanza. È il caso della ZSC Val di Farma e nello specifico del geosito Canaloni, una località indubbiamente affascinante e di pregio a livello naturalistico e paesaggistico. A ridosso di quest’area sono state eseguite delle pesanti attività di taglio che determinano inevitabilmente delle modifiche a carico del microclima della zona.
“Come è noto, ciò che contribuisce a determinare la grande variabilità di ambienti e biodiversità in loco è proprio il fenomeno dell’inversione termica dovuto alla particolare conformazione della valle e dalla copertura forestale presente su larga scala. Tale peculiarità determina ad esempio la presenza del faggio, nella zona della Malfanga ad una quota altimetrica di circa 250 metri s.l.m. indiscutibilmente la più bassa d’Europa. Come se non bastasse ogni anno, a partire da metà luglio fino a metà agosto, tale area è soggetta a una fortissima pressione antropica dovuta soprattutto alla presenza di una strada vicinale che consente il transito di auto a tutti senza nessun tipo di prescrizioni e senza nessun tipo di accorgimenti per la prevenzione incendi. Il risultato è che l’area naturale, fortemente indebolita dai tagli boschivi, subisce un ulteriore colpo inflitto da quel turismo che non sfrutta la sentieristica esistente ma punta a raggiungere il sito il più velocemente possibile con le vetture, si concede di lasciare rifiuti ovunque e mette a rischio il bosco con attività di campeggio abusivo.”
“Per tutte queste ragioni – ha proseguito Angelo Gentili della segreteria nazionale di Legambiente – e allo scopo di incentivare un turismo attento, consapevole e di qualità chiediamo agli enti preposti e in particolare alla Regione Toscana e ai Comuni interessati di trovare un accordo sulla gestione sostenibile delle ZSC, che preveda la valorizzazione della sentieristica percorribile a piedi, cavallo e bike, vietando il transito delle auto, ad esclusione dei residenti e dei proprietari terrieri, nei mesi di punta estivi (almeno dal 20 luglio al 20 agosto), in concomitanza con il periodo a rischio incendi boschivo. Inoltre, chiediamo che venga regolamentato il taglio del bosco in prossimità delle ZSC, vietando il taglio sui tracciati sentieristici, con una fascia di rispetto di almeno cinquanta metri, che altrimenti andrebbero danneggiati, non rispecchiando più le descrizioni pubblicate a livello regionale sui vari siti escursionistici.”