GROSSETO – «Vorrei brevemente e affettuosamente ricordare l’avvocato Vittorio Martinelli, di cui specie negli ultimi anni sono stato uno dei confidenti» afferma l’avvocato Alessandro De Carolis Ginanneschi.
«Ero infatti e resterò legato personalmente a Vittorio da profonda amicizia, prima che da legami di lontana parentela (il mio nonno materno Ambrogio Ginanneschi era figlio di Elena Porciatti, sorella dell’architetto Lorenzo che appunto era suo nonno): egli, è stato per me, oltre che un maestro di professione come anche per altri Colleghi, un prezioso e indimenticabile maestro di vita».
Martinelli aveva 89 anni. «Nel 1972, allora trentanovenne, fondò con i più giovani colleghi Edoardo Morselli e Lorenzo Tozzi lo Studio legale associato Martinelli – Tozzi – Morselli: uno dei primi – se non il primo – studi legali associati d’Italia e certamente il primo del Foro di Grosseto».
«Pietro Martinelli, il padre di Vittorio, oltre che anch’egli avvocato insigne e già presidente dell’Ordine, fu un amico intimo e fraterno di Randolfo Pacciardi cui lo legavano profondi ideali» prosegue De Carolis.
«Alla scuola di Pietro si formarono dunque non solo Vittorio, ma una generazione di altri colleghi che con lui iniziarono la professione forense e che in essa hanno lasciato segni ed esempi importanti: Maurizio Andreini, Tullio Boccini, Giovanni Fabbrini, poi seguiti tramite lo stesso Vittorio appunto da Edoardo Morselli e Lorenzo Tozzi».
«Pur nell’assoluta diversità di ideali e di convinzioni, Vittorio fu poi amico e confidente dell’indimenticato sindaco Renato Pollini, al punto che la famiglia di Pollini chiese a lui di tenere l’orazione funebre quando ne furono tumulate le ceneri. Così come è stato buon amico, sempre nella rispettiva diversità, di Don Franco Cencioni».
«In una terra che tende a dimenticare molti dei suoi figli più illustri, con Vittorio Grosseto e la Maremma perdono una preziosa memoria storica, ricca non solo delle vicende comunque note ai più, ma soprattutto di aneddoti e fatti rimasti per molti sottotraccia ma capaci di influenzare scelte estremamente importanti se non decisive: a cominciare, tra gli altri, dalla bonifica nel corso del 1.800 dei terreni nella zona di Principina Terra, di proprietà appunto dei Porciatti e per la quale essi investirono – indebitandosi e rischiando – ingenti capitali edificando sedici poderi» continua il ricordo.
«Per non parlare delle confidenze tra suo padre e l’onorevole Pacciardi, di cui di alcune particolarmente significative fu pure testimone diretto, e che a sua volta ha voluto trasmettere a poche persone oltre ai suoi familiari».
«I colloqui con lui erano dunque sempre ricchi di spunti interessanti, grazie alla sua profonda cultura, al suo acume e alla sua capacità di cogliere al volo l’interiorità dell’interlocutore. Nascondeva, sotto una voluta apparenza che a molti poteva apparire cinica ma che in realtà usava quasi come una sorta di scudo, un animo generoso e stoico, di fronte alle difficoltà che la vita gli aveva purtroppo infine riservato. Anche per questo Vittorio mancherà a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di condividere con lui parte della loro vita».
Non ci saranno funerali, ma alle 11 di venerdì prossimo vi sarà la cremazione a Sterpeto e chi vorrà ricordare Vittorio potrà farlo dalle 9.30/10 nella Sala del Commiato.