SCARLINO – “Tra poco il Convento di Monte di Muro sarà solo il nome di una località divorata dalla macchia”, così, in una nota, Marco Stefanini per l’associazione La Duna.
“Un vero peccato – prosegue -. Abbiamo tanta storia ma ne sfruttiamo solo poca e sempre la stessa. Quest’area racconta una storia che risale agli etruschi e ai romani, che stavano nella pianura, ai piedi del “monte” dove, successivamente, veniva eretto il convento. Poi arrivarono i fonditori, che misero insieme i minerali elbani e il legname abbondante delle macchie. Ma ci vollero i Fraticelli nel 1300 per dare una svolta più documentata a quello che diventerà un luogo di rifugio per i perseguitati dalla Chiesa. Sarà poi il frate Tomma, più guerriero che frate, a trasferirsi a Monte di Muro con i suoi seguaci”.
“Seguirono periodi di pace e contrasti, attacchi di pirati Saraceni, diatribe tra abitanti e frati per piccole proprietà, per castagni, per cibo. La fine del convento arrivò con Napoleone, che una volta insediata la sorella a Piombino sancì la chiusura definitiva, trasformando il tutto in un podere. Da lì in poi il lento deperimento delle strutture non ha conosciuto ostacoli”.
“Tante storie e leggende sono state raccontate sul luogo, che ben si presta come scenario di racconti di fantasmi e di dame, di mostri e di omicidi. Oggi però non possiamo che registrare la consapevolezza che tra breve del Convento di Monte Muro non rimarrà che un cumulo di macerie, visto che nessuno si è mai preso seriamente la briga di procedere quantomeno ad una messa in sicurezza, nonostante i tentativi del FAI con la campagna Luoghi del cuore. Abbiamo tanta storia, ma ne sfruttiamo solo poca e sempre la stessa. E tra poco, forse, arrivando in cima alla salita, il Convento di Monte di Muro sarà solo il nome di una località divorata dalla macchia”, conclude Stefanini.