GROSSETO – «Non vedevo i suoi occhi, nascosti dietro lo sportello della macchina, ma vedevo il suo volto, il naso, la bocca, che continuava a ripetermi a bassa voce di dargli i soldi o mi avrebbe ucciso» un racconto lucido quello di una giovane donna di 26 anni, aggredita a due passi dal centro, in pieno giorno, da un uomo armato di coltello.
«Mi sono guardata intorno ma non ho visto vie di fuga, nessuno a cui chiedere aiuto» ricorda. Poi racconta: «Erano da poco passate le 14. Ero uscita dal lavoro con una collega e sono andata all’auto, nel parcheggio di fronte a via Don Minzoni. Pioveva, ho messo l’ombrello e la borsa sul sedile posteriore e mi sono seduta in auto».
«Non aveva ancora messo in moto e ho sentito aprire lo sportello. Ho anche detto “guardi ha sbagliato auto” credevo che qualcuno avesse scambiato la mia macchina per la sua, ma in un attimo mi sono ritrovata un coltello puntato all’addome».
«Ha cominciato a ripetere “dammi il portafoglio o ti ammazzo” lo diceva a bassa voce, ripetendolo più e più volte. Mi sono voltata verso il sedile posteriore per prendere il borsello, ma l’ho tenuto nella mia mano. Quando l’ho preso non sapevo neppure se ci fossero soldi dentro. Per un attimo ho pensato a cosa sarebbe successo se fosse stato vuoto. Invece c’erano 20 euro. Lui me li ha strappati di mano e se ne è andato, non prima di assicurarsi che non ci fosse altro da rubare».
La donna, che lavora al distretto socio sanitario, racconta ancora: «Dopo poco è scesa una collega. Io ero sotto choc. Stavo raccontando l’accaduto quando è passata una volante della Polizia. Ho raccontato tutto agli agenti e il giorno dopo sono andata a fare denuncia».
«L’aggressore non l’avevo mai visto girare in zona – racconta ancora -. Era un uomo mingherlino, basso di statura tanto che i suoi occhi erano nascosti dal montante dell’auto. Il suo volto era senza barba e aveva un accenno di baffi, come non li facesse da qualche giorno. La voce, la parlata, era italiana, anzi forse anche maremmana. Potrebbe essere un tossicodipendente. Il coltello era di quelli che si chiudono, a serramanico, non era enorme ma neppure piccolo, sufficientemente lungo per far del male ad una persona».
«Quello che mi stupisce – aggiunge – a parte il fatto che certe cose non dovrebbero accadere mai, è l’orario in cui è successo: in pieno giorno a due passi dal centro storico. Un orario che fa anche si che asi abbassino le difese, tanto che non mi ero neppure lontanamente accorta che mi stesse seguendo o tenendo d’occhio».
«Vi ho voluto chiamare per mettere in guardia chi lavora e vive in zona: purtroppo già un anno fa ci fu uno scippo e due anni prima un altro episodio simile. La zona è molto degradata: ci sono siringhe a terra, bottiglie… servirebbe una vigilanza o delle telecamere. In via don Minzoni vengono spesso donne incinta, cosa sarebbe successo fosse toccato ad una di loro?».