GAVORRANO – Ci riprova Gabriele Maestrini, il padre di Elena, a far sentire la sua voce dopo sei anni e mezzo, da quando ha perso la sua unica figlia nell’incidente di pullman in Spagna nel 2016.
In una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Maestrini torna a chiedere che «lo Stato italiano assuma una posizione ufficiale e che sia aperta una indagine parallela per approfondire le cause e concause materiali e/o morali».
Non è la prima volta che il padre di Elena Maestrini si rivolge al capo di Stato o alle istituzioni. I rappresentanti del Governo hanno sempre dimostrato solidarietà alle famiglie delle vittime, ma i familiari vorrebbero un impegno più concreto, in particolare vorrebbero che venissero alla luce le corresponsabilità dell’accaduto.
L’unico imputato nel processo che si dovrebbe aprire nel 2023 (stando alle ultime informazioni che arrivano dalla Spagna) è il conducente alla guida del pullman nella notte fatale del 20 marzo 2016. Durante l’incidente persero la vita 13 studentesse Erasmus, di cui sette ragazze italiane.
Di seguito il testo integrale della lettera di Gabriele Maestrini a Sergio Mattarella:
«Mi chiamo Gabriele Maestrini e sono il padre di Elena, una delle tredici ragazze di cui sette Italiane uccise durante un progetto Erasmus in Spagna il 20 marzo 2016».
«Purtroppo le nostre ulteriori preoccupazioni si sono avverate, non è bastato che tentassero per tre volte di archiviare questa tragedia motivando il tutto con la dicitura di un semplice incidente, avvalendosi della sola testimonianza falsa dell’autista e non considerando attentamente la relazione della Polizia Spagnola e le testimonianze degli studenti che si sono salvati».
«L’autista ha sempre evitato di farsi interrogare, ha negato la dichiarazione riportata subito dopo i primi istanti dall’incidente “scusatemi, mi sono addormentato” e ha rilasciato al giudice soltanto una dichiarazione spontanea dove indicava le cause dell’incidente esclusivamente nel sistema frenante del mezzo e al fondo stradale bagnato, e questi gli hanno creduto».
«Quanto sta accadendo è inaccettabile, assurdo e irrazionale, dimostrando superficialità nella ricerca della verità ed evitando di affrontare gli argomenti che hanno provocato tale tragedia».
«Soltanto a settembre del 2020 siamo riusciti con la sola forza delle famiglie a far rinviare a giudizio l’autista. Da tale data sono trascorsi ulteriori due anni solamente per sentirsi dire che il processo inizierà non prima di ottobre 2023 con la motivazione della giudice che “sarà un processo complesso con molte parti processuali e molti testimoni, vittime di lesioni e periti”, come se tutto questo fosse stato scoperto solamente adesso. Tutto questo è vergognoso».
«In questo lungo calvario di dolore noi famiglie ci siamo rivolti in tutti i modi legittimi alle nostre istituzioni politiche di maggioranza e di opposizione alle Regioni, alle Università e molti altri ancora, chiedendo solamente di dimostrare attenzione e vicinanza con atti concreti e non solamente con parole di convenienza».
«Proposte di richieste di inchieste parlamentari, interrogazioni al Ministro degli Esteri non hanno portato a nessun interessamento ufficiale, nessun interessamento anche da parte della Procura della Repubblica in considerazione che queste ragazze stavano partecipando ad un progetto europeo».
«Proprio perché tale programma universitario è importante, dovrebbe essere a nostro avviso fondamentale la ricerca della verità, l’autista ha certamente la sua colpa e lo dimostreremo, ma il datore di lavoro che ha permesso di superare le ore lavorative previste dalle normative? E la sicurezza dell’autostrada AP7 conosciuta ed indicata come E15, autostrada europea ad altissimo flusso veicolare ma priva di qualsiasi o insufficienti sistemi di protezione passiva? Un solo guard rail ad una onda a separazione delle due carreggiate e un canale di raccolta pioggia non protetto e profondo 45 cm rispetto al manto stradale. Non per ultimo aspetti fondamentali di alta moralità delle associazioni e/o Istituzioni che hanno organizzato la gita culturale ai minimi termini considerando solo l’aspetto economico come unico parametro di individuazione del vettore. Affrontando e approfondendo tutto questo e altro vorremmo far emergere la verità è le criticità nella speranza che tale tragedia non capiti mai più ai nostri giovani che continueranno in queste esperienze di studio e di integrazione in questa Europa ancora troppo giovane».
«Oggi mi trovo nuovamente costretto a scrivere al nostro Presidente della Repubblica chiedendo solamente che lo Stato Italiano assuma una posizione ufficiale e che sia aperta una indagine parallela per approfondire le cause e concause materiali e/o morali avvenute a queste nostre connazionali».
Il Giunco.net ha prodotto un podcast in quattro puntate che racconta tutta la vicenda della tragedia Erasmus. Lo potete asoltare QUI