GROSSETO – “Chi è stato colpito dalle reazioni avverse del vaccino contro il Covid-19 deve essere preso in carico dalle Asl di riferimento. L’assessore Bezzini nei mesi scorsi aveva assicurato che ciò sarebbe avvenuto, ma ad oggi mi giungono notizie che la realtà non sia questa. Alla prossima riunione della Terza Commissione attendiamo risposte certe”. Così il consigliere regionale della Lega e vicepresidente della Terza Commissione, Sanità, Sociale e Sport, Andrea Ulmi si esprime rispetto “alle denunce di alcuni cittadini colpiti da reazioni avverse al vaccino che dichiarano di non essere stati presi in carico dal servizio pubblico e sono costretti a rivolgersi al privato”.
“Da medico sono favorevole ai vaccini che la storia della medicina rende fondamentali e suggerisco di farli a chi me lo chiede, pur rimanendo dell’idea che sottoporsi alla profilassi debba comunque essere una scelta personale – spiega Ulmi -. Proprio perché credo nella vaccinazione e nella sua utilità, sono anche consapevole che questa possa generare, in un numero limitato di persone, delle reazioni avverse. Nella risposta ad una mia interrogazione, nel marzo scorso, l’assessore Bezzini aveva quantificato in circa seimilaseicento, su oltre otto milioni e mezzo di vaccini somministrati, i casi di reazione avversa, assicurando che ‘i cittadini che hanno sofferto di reazioni avverse gravi sono gestiti e attenzionati dalle rispettive Aziende sanitarie con la presa in carico diretta’. Mi domando allora perché ci sono ancora tante persone che sono costrette a rivolgersi al privato perché non seguite dalle proprie Asl? Cittadini che mi scrivono, che si sono organizzati in chat per una sorta di mutuo aiuto e che hanno manifestato nei giorni scorsi a Roma. La loro domanda è solo quella di essere seguiti, visto che non si tratta di persone contrarie alla vaccinazione a cui si sono sottoposte con fiducia, considerando anche che vi si sono sottoposte, ma che hanno avuto reazioni avverse, in alcuni casi anche gravi”.
Da qui la richiesta di Ulmi di un nuovo passaggio dell’assessore sul tema. “La mia richiesta – conclude Ulmi- a sei mesi di distanza dalla prima risposta mi pare necessaria per capire che cosa si è, e che cosa non si è, fatto per gli oltre seimilaseicento toscani colpiti in quel momento dalle reazioni avverse e, soprattutto, per comprendere che cosa le Asl faranno per assicurare loro assistenza e benessere”.