PUNTA ALA – Una filosofia imprenditoriale semplice e diretta quella che ha ispirato Gaia Bulgari, presidente del comitato organizzatore della ‘Polo Cup’ e responsabile del restauro del Centro Ippico di Punta Ala. Non è mancato l’impegno sul campo, senza formalismi anche nei lavori più materiali – occupandosi davvero di tutti gli aspetti della Polo Cup – unito al tocco di quell’eleganza che ha reso famoso nel mondo il brand legato al suo cognome. I cavalli, una passione fortissima.
L’aver rilevato il Centro ippico di Punta Ala e rifatto il campo da polo dopo oltre 30 anni di inutilizzo, è l’ultimo capitolo di una storia iniziata quando era piccola: «Sì, i cavalli sono una passione forte, fortissima. Ho iniziato a montare insieme alle mie sorelle sin da piccola e non ho mai smesso di seguire il salto ostacoli»
Dal salto ostacoli al polo come ci è arrivata?
«Punta Ala ha attraversato la mia vita in tanti modi e quel campo di polo è sempre stato lì, presente e discreto. Un simbolo, anche se rimasto in disuso per tanti anni. Quando si sono verificate le condizioni per rilevare il Centro ippico, riportarlo all’antico splendore è stato un fatto quasi naturale. Sa quel senso del rimettere le cose al loro posto recuperandone la bellezza e l’essenza? Ecco».
Chiaro. Con il Covid di mezzo però, non deve essere stato facile.
«Ho rilevato il centro nel 2019. In effetti abbiamo iniziato i lavori di recupero e restauro nel febbraio 2020, proprio quando il maledetto virus ha deciso di sconvolgere il mondo e dopo una settimana abbiamo chiuso tutto per il lockdown, ma non ci siamo persi d’animo, anche se le difficoltà sono state molte. E in quella complicata estate siamo comunque riusciti a riaprire la scuola di equitazione per i ragazzi e abbiamo ripetuto lo sforzo nel novembre dello stesso anno. D’altra parte, la pratica sportiva dei più giovani resta una grande priorità qui al Centro ippico di Punta Ala».
L’incontro con il capo del polo della Fise, Alessandro Giachetti, ha rappresentato l’ultima spinta verso il progetto?
«Sì, ci siamo sentiti le prime volte per telefono durante il lockdown. Il suo entusiasmo è stato contagioso. Lui qui aveva giocato e l’unione di intenti, idee e progetti è stato un fatto naturale. E oggi, ammirare i campioni di diverse nazionalità cimentarsi su questo manto erboso è una soddisfazione non da poco per me e per Alessandro».
Qual è stata la difficolta maggiore nel ricreare questa sorta di Wimbledon del Polo?
«L’acqua. Riattivare i flussi di acqua industriale per l’irrigazione non è stato così semplice come si potrebbe pensare. E, a proposito, mi consenta di ringraziare il team dell’Acquedotto del Fiora, con il quale abbiamo lavorato in grande sintonia».
Un’acqua particolare che vi ha spinti alla ricerca di un’erba altrettanto particolare.
«Vero, si tratta di un’acqua dalla salinità altissima, uno fatto assolutamente normale essendo il campo in riva al mare. È per questo che abbiamo rifatto il manto erboso con una gramigna particolare, il paspalum, che resiste al tasso di salinità elevato».
E la maggior soddisfazione?
«La collaborazione di tutti coloro che hanno capito, dopo un momento di assestamento iniziale, che qui c’era soltanto Gaia e non ‘la Bulgari’. Una donna, un’imprenditrice che si era messa in testa l’idea di rilanciare gli sport equestri. Non dimenticherò mai che tante persone sono venute qui a spendere anche le loro ferie per rilanciare questo simbolo della comunità maremmana».
Ci siamo arrivati: ‘la Bulgari’ come vive questo momento?
«Con una certa ansia da prestazione, lo confesso!» (ride).
E si dice che ci sia l’idea di organizzare gare di salto ostacoli. Vero?
«Che le posso dire? Le voci nascono sempre da qualcosa… D’altra parte il campo è polifunzionale e adatto alle diverse discipline degli sport equestri. Eppoi quando guardo il manto erboso vedo un luogo di grande socializzazione che può ospitare concerti, spettacoli e non solo».