GROSSETO – L’economia della Maremma è in sofferenza. A dirlo sono i dati diffusi dalla Camera di Commercio sulla numero di imprese, su quelle che hanno aperto e quelle che hanno chiuso nell’ultimo trimestre.
È lo stesso presidente della Camera di Commercio, Riccardo Breda, a definire questa dinamica «preoccupante» perché la tendenza rispetto anche al 2021 è di diminuzione.
“I dati del secondo trimestre – spiega il presidente della Camera di Commercio Riccardo Breda – delineano una dinamica preoccupante con segnali di contrazione sia delle iscrizioni che dei tassi di natimortalità, in un periodo dell’anno che tradizionalmente tende ad avere valori positivi. Per la prima volta da anni, anche il settore turistico accusa una piccola contrazione”.
“Tutto questo – aggiunge – non fa che consolidare i timori che abbiamo nei confronti del futuro, resi ancora più preoccupanti da una congiuntura nazionale ed internazionale che preannuncia un autunno ed un inverno complicati. Su tutto pesa l’ombra degli ulteriori rincari energetici che se confermeranno le attese saranno difficilmente sostenibili dal sistema sociale ed economico.”
Il secondo trimestre 2022 è stato caratterizzato da una riduzione tendenziale e generalizzata delle iscrizioni di nuove imprese (evidente in particolare nella provincia livornese) ed un aumento consistente delle cessazioni, spinto anche dall’incidenza delle cessazioni d’ufficio pronunciata soprattutto in Maremma.
Seguendo un andamento tipico del secondo trimestre, i saldi restano comunque in attivo ma con valori ampiamente inferiori rispetto allo stesso trimestre del 2021, anche se la diminuzione delle sedi d’impresa registrate è resa meno preoccupante dall’ennesima crescita delle unità locali, in particolare di quelle con sede fuori provincia.
Peggiorano anche i valori relativi alla natimortalità delle imprese: nel periodo aprile-giugno 2022 si sono avute 764 iscrizioni (373 a Grosseto e 391 a Livorno) e sono state cancellate 570 posizioni (242 a Grosseto e 328 a Livorno), per un saldo positivo di 194 unità (+131 Grosseto e +63 Livorno). Tutti questi numeri sono peggiori rispetto a quanto accaduto nel medesimo periodo del 2021.
I valori non esaltanti del secondo trimestre 2022 in termini di natimortalità emergono anche nel confronto con la serie storica dei 10 anni precedenti: il livello attuale d’iscrizioni è il secondo peggior risultato di sempre (al di là dell’arco temporale preso in esame), davanti al solo secondo trimestre 2020, influenzato però pesantemente dalla pandemia.
Riguardo alle iscrizioni, per la Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno se ne rileva una fortissima riduzione sul piano tendenziale (-18,6%), dovuta al pessimo andamento livornese (-27,9%), piuttosto che a quello grossetano (-5,8%). Contestualmente aumentano (e di molto) le cancellazioni, il cui numero è spinto verso l’alto da quelle effettuate d’ufficio. A livello locale crescono di ben il 34,8% ed in tal caso è soprattutto Grosseto (+44,9%) a mostrare la variazione peggiore, anche se a Livorno (+28,1%) non è certo contenuta. Lo stesso andamento, con intensità assai minore, si rileva a livello nazionale (+10,2%) ma non regionale, dove le cessazioni addirittura diminuiscono di quasi un quarto (-23,2%).
Vediamo però come incidono i dati settore per settore. Oltre alle più consuete riduzioni numeriche delle imprese manifatturiere e di quelle operanti nel terziario, la novità è costituita dalla lieve decrescita delle imprese turistiche (attività di alloggio e ristorazione, -0,1%). Pesante battuta d’arresto sia per il manifatturiero (-2,9%), sia per il commercio (-2,1%) ed in entrambi i casi le variazioni grossetane sono meno preoccupanti di quelle livornesi. Fra i comparti più numerosi le buone notizie provengono solo dalle costruzioni (+1,4%), che continuano nella loro fase di ascesa.
Le unità locali registrate a metà 2022 sono 16.540 (7.548 ubicate in provincia di Grosseto e 8.992 in quella di Livorno), delle quali 9.784 hanno sede in provincia e 6.756 fuori provincia. Le prime sono cresciute dello 0,6% in ragione d’anno e le seconde del 4,4%, dunque con un passo decisamente più spedito delle prime; questo fenomeno si riscontra anche a livello regionale e nazionale, seppur con una “forbice” meno ampia. L’aumento delle localizzazioni registrate in parte “bilancia” la diminuzione delle sedi d’impresa, tanto che la somma dei due insiemi, 78.410 unità in totale, si attesta sul -0,2% tendenziale, cifra non distante da quanto calcolato a livello regionale (+0,1%) e nazionale (-0,1%).