CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – Avevo si e no sette/otto anni e la sola idea di poter visitare il castello mi eccitava. Come quasi tutti i castiglionesi le nostre “visite” si limitavano all’ingresso del giardino sulla via prospiciente la chiesona. Guardavamo da lì il portone immaginandoci dame e cavalieri all’interno.
Sapevamo che era abitato da persone del nostro tempo, ma la fantasia a volte aveva il sopravvento. Non so quale fu l’occasione ma una mattina fui accompagnato da un amico di famiglia, senese di nascita, all’interno di un sogno.
Varcammo la soglia accompagnati dal figlio del proprietario che ci condusse nell’ala “visitabile”, quella rimasta intatta. Sulle pareti spade, lance e stendardi di ogni tipo facevano bella mostra. Mi pareva di sentire il rumore dello sfregarsi insieme delle lame, tanto ero emozionato.
Continuammo la visita: mentre la persona che mi accompagnava conversava con il nostro ospite io cercavo di immaginare come avrei potuto raccontare quello che vedevo ai miei amici.
Poi ci avvicinammo ad una grande porta che spalancandosi ci portò nel giardino davanti al mare. Alla vista di tanta bellezza mi mancò il fiato; i miei occhi non riuscivano a vedere tutto ciò che guardano. Da quel posto incantato dominavo l’intero paese e potevo scorgere il mare da levante a ponente senza che vi fossero ostacoli.
Saltellavo su quell’erba rasata come fossi un grillo.
La visita continuò e vedemmo anche le stanze della parte centrale. Fu indimenticabile.
Finita la visita tornai in tabaccheria con la voglia di raccontare ciò che avevo visto, le parole tuttavia non resero bene la mia soddisfazione.