CAPALBIO – Quando Nicola Draoli ieri pomeriggio alle 15.57 a Roma Termini è salito sul treno Intercity che l’avrebbe portato a Grosseto, non si sarebbe mai immaginato un viaggio simile. Intorno alle 18, a quattro chilometri da Capalbio, un fulmine aveva tranciato un cavo della corrente e il suo treno è rimasto bloccato per ore al buio.
Draoli, presidente dell’Ordine degli infermieri (Opi) e molto conosciuto in Maremma, stava rientrando dalla capitale dopo un impegno di lavoro. Con lui viaggiavano altre 250 persone, tra famiglie, bambini, anziani, turisti e lavoratori.
«Siamo rimasti per circa cinque ore chiusi nei vagoni – ricorda Draoli -, senza acqua, servizi igienici, senza ricambio d’aria, corrente elettrica e poco segnale telefonico».
Scendere dal treno era impossibile: il treno era fermo «nel nulla e fuori era buio». Sarebbe stato pericoloso. «Dal momento che mancava la corrente e anche l’interfono del treno era fuori uso, il personale Trenitalia passava nei vagoni e ci aggiornava a voce – racconta Draoli -. Dopo un po’ dal finestrino vedevamo i Vigili del fuoco e la protezione civile con gruppo elettrogeni che cercavano un modo per risolvere la situazione». Draoli spiega che in quei momenti aveva perso un po’ la cognizione del tempo. «Mi ricordo che alla fine siamo arrivati a Capalbio intorno a mezzanotte, da lì un altro treno ci ha portato a Grosseto e credo di essere stato a casa verso le due di stanotte, ma di preciso non ricordo la cronologia, è stata un’esperienza molto particolare».
La “libertà” arriva tramite un secondo treno proveniente dalla direzione opposta che viene affiancato all’Intercity intorno alle 23. In questo modo tutti i 250 passeggeri sono potuti scendere e risalire senza correre pericoli.
Ad attendere i passeggeri alla stazione di Capalbio la Protezione civile e i volontari delle associazioni di volontariato per distribuire acqua e cracker alle persone. Operativo anche il bar della stazione e i servizi igienici, ma l’avventura non si era ancora conclusa.
«Sì – dice Draoli – perché finalmente arriva il treno che riporterà tutti a casa al binario 2, ma per arrivarci bisogna prendere il sottopasso della stazione che, però, è allegato. Viene quindi deciso di spostare il treno al binario 1, ma il cambio per spostarlo era rotto. Insomma, alla fine i Vigili del fuoco hanno liberato il sottopasso siamo comunque ripartiti e nessuno si è arrabbiato».
Dopo qualche ora di sonno Nicola Draoli ripensa alla scorsa notte e ne trae una lettura positiva, come se questa disavventura l’avrebbe arricchito a livello personale. «Sì, è vero – dice – il confinamento nei vagoni senza luce e con il terrore che si scaricasse il cellulare è stato pesante, ma devo dire che tutti hanno mantenuto la calma, nessuno si è arrabbiato e ognuno ha cercato di aiutare il prossimo. Chi aveva acqua la condivideva e in generale c’è stata una grande atmosfera di umanità. Nessuna polemica, solo stanchezza e anziché esplodere di rabbia ci siamo uniti».
Il racconto di quello che è successo, stamattina Draoli l’ha condiviso sulla sua pagina Facebook: «Questa è la storia di un viaggio in treno durato 10 ore invece di una e mezza. La storia di due fulmini che hanno deciso di bloccare per sei ore senza acqua, senza cibo, senza corrente, senza servizi igienici e con poca linea per comunicare, centinaia di persone dentro i convogli. La storia di tante persone diverse che cercavano di aiutare ed aiutarsi, chi intrattenendo, chi fornendo spiegazioni, chi rassicurando. La storia di bambini che hanno continuato a giocare scoprendo nuove amicizie e nuove frontiere della noia ma non della paura grazie a genitori splendidi. La storia di vigili del fuoco e forze dell’ordine che come primo tentativo hanno creato qualcosa di incredibile ai miei occhi: un corridoio di uscita esterno lunga sentieri impervi con gruppi elettrogeni per rischiarare la strada. La storia di un altro gruppo di viaggiatori diretti in senso opposto che hanno fatto affiancare al treno fermo, buio e ormai saturo e viziato di respiri e sospiri, e si sono visti arrivare a flotte persone che saltavano da un treno ad un altro come in un vecchio film western tra due diligenze. La storia di un paese, Capalbio, già provato da importanti problemi meteo che non ha probabilmente mai registrato una folla così importante nella sua stazione e che, grazie alla protezione civile e forze dell’ordine, ha fatto trovare cracker, merendine per i bambini ma soprattutto acqua. Tanta acqua. La storia di sberleffi e di risate nonostante tutto per quella serie di accadimenti che solo in Italia possono capitare: finalmente arriva il treno che riporterà tutti a casa al binario 2, ma il binario 2 ha bisogno di prendere un sottopasso che è allegato, allora lo facciamo arrivare al binario 1, ma il cambio per spostarlo al binario 1 è rotto. Soprattutto è la storia di tante persone, chi anziane, chi bimbi, chi stranieri, chi giovani donne, chi professionisti in viaggio, chi parenti in odore in riunione, che mai hanno perso la calma. Che mai si sono rivolti arrabbiati ad un dipendente di Trenitalia o chiunque altro. Che mai si sono messi a dare in escandescenze, ma che anzi hanno condiviso tutti i loro sentimenti senza mai vomitarli fuori incontrollati e pericolosi. Per poi, una volta ripartito il treno, ritornare incredibilmente tutti perfetti sconosciuti. Ed infine è la storia di tutte le mamme che dicono ai figli anche se grandi “porta un maglioncino hai visto mai anche se è caldo”. Grazie Mamma. Mi è servito molto verso la una di notte».