GROSSETO – “I costi di produzione da ben oltre uno anno sono costantemente in aumento con punte anche del 300%”. Paolo Rossi, direttore di Confagricoltura Grosseto, Livorno e Pisa, lancia un consistente grido d’allarme. “Il prezzo assunto del gas naturale – spiega il direttore – mette in serio pericolo le nostre produzioni e alcune imprese stanno seriamente valutando di chiudere l’attività in maniera definitiva.”
Per Rossi pur tenendo conto dell’impasse creato dalla situazione politica interna non si può sorvolare sulla emergenza che sta investendo le imprese di trasformazione che acquistano i prodotti agricoli.
“In mancanza di interventi – annuncia Rossi – per evitare il crollo della produzione, gli aumenti dei costi dovranno essere trasferiti fino al consumatore finale. Questo farà salire ulteriormente la spesa per l’alimentazione e conseguentemente, l’inflazione, determinando un pericoloso effetto domino”.
Rossi spiega che a livello nazionale Confagricoltura ha chiesto il rafforzamento delle misure previste nell’ultimo Decreto Aiuti bis varato dal governo, perché dall’inizio di agosto, la situazione sul fronte del caro energia è oggettivamente peggiorata in misura macroscopica, come pure il rilancio delle iniziative già proposte in ambito europeo, a partire dalla fissazione di un tetto al prezzo del gas e misure straordinarie sul piano finanziario a supporto delle imprese.
“Per comprendere al meglio la situazione in cui il settore versa, – commenta il direttore di Confagricoltura – basta osservare quanto è accaduto. Il prezzo del gasolio agricolo, da gennaio 2021 a luglio 2022 è aumentato del 98% e dell’83,4% ad agosto. Sul fronte degli aumenti dei prezzi dei mezzi correnti e dei prodotti energetici nei primi cinque mesi del 2022 emerge che rispetto allo stesso periodo 2021 nelle coltivazioni i mezzi correnti hanno registrato un più 22,9%, che sale al 59% per i prodotti energetici. Ma se Atene piange, Sparta non ride, perché per gli allevamenti la prima voce si incrementa del 17,8% e la seconda addirittura del 68,1%. Non nascondo una grande preoccupazione – conclude Rossi – e pertanto ci aspettiamo in Europa l’adozione di strumenti straordinari a tutti i livelli, anche per bilanciare le diversità che esistono tra i vari paese europei mentre in Italia che lo Stato, se davvero considera strategico il settore primario, si accolli il surplus che le aziende dovranno pagare nelle bollette energetiche.”