GROSSETO – Grosseto ha celebrato il patrono san Lorenzo. Lo ha fatto ritornando, dopo due anni di attesa, a vivere tutti i momenti tradizionali, che caratterizzano la festa certamente più importante e maggiormente identitaria del capoluogo maremmano.
In migliaia, la sera di martedì 9 agosto, si sono riversati per le strade del centro per partecipare o assistere al passaggio della processione, con la statua del santo martire trasportata sul caratteristico carro decorato, che quest’anno è stato trainato da quattro bellissimi buoi maremmani.
Straordinaria, nei numeri, anche la presenza dei butteri a cavallo: oltre quaranta. Una cifra probabilmente mai raggiunta in passato. Poi la Filarmonica città di Grosseto, le realtà del volontariato, tanti giovani delle parrocchie. A portare, quest’anno, la reliquia di san Lorenzo per le strade della città è stato il canonico Ivano Rossi, mentre il proposto del Capitolo, don Franco Cencioni, ha accolto sul sagrato della cattedrale il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze e presidente dei vescovi toscani, invitato dalla diocesi a presiedere questo momento.
Molto belle le parole che Betori ha rivolto alla città al termine della processione, prima di impartire su di essa e sulla diocesi tutta la benedizione con la reliquia del santo patrono: “L’augurio che faccio a questa Chiesa e a questa Città è di essere degni della testimonianza di Lorenzo”. E qual è la sua testimonianza? “Quella – ha detto il cardinale – di non aver mai separato la carità verso i poveri all’amore a Cristo. Non si può amare i poveri non amando Gesù e traendo dal Suo amore la forza, la luce, l’orientamento per amare i poveri”. Betori ha anche chiesto un cambio di mentalità per abbandonare l’idea, oggi invalsa, del possesso (delle persone, delle cose, della propria vita) “non pensando più che la vita è un dono, ma solo qualcosa da possedere e dominare… Gesù non ci insegna questo! San Lorenzo non testimonia questo! Occorre cambiare mentalità: non più ragionare da padroni, ma da donatori; non più da possidenti, ma da coloro che si spogliano di se stessi per gli altri”.
Oggi, 10 agosto, il calendario ricorda san Lorenzo martire, che a Grosseto è stato solennizzato nel Pontificale presieduto alle 11 da mons. Mario Meini, vescovo emerito di Fiesole e in precedenza vescovo di Pitigliano-Sovana-Orbetello. Accolto sul sagrato della cattedrale dal vescovo Giovanni, dal prefetto Paola Berardino, dal vice sindaco Fabrizio Rossi, dall’assessore provinciale Cecilia Buggiani e dai canonici, Meini, con l’affabilità che lo caratterizza, ha non solo ringraziato dell’invito, ma ha consegnato anche parole molto intense, rifacendosi alle letture proclamate nella Messa, tutte legate al tema della semina e del seme che per portare frutto deve morire nella terra. “La semina – ha detto – è un atto di coraggio e implicitamente anche un atto di fede. E’ così anche per ogni impegno personale, familiare, comunitario – ha aggiunto – La nostra piccola, grande storia ricorda con gratitudine chi ci ha voluto bene, chi ha dato con gioia, ma dimentica e lascia perdere tutti coloro che hanno pensato solo a se stessi”. “Un cristiano o è generoso o non è cristiano”, ha osservato, per poi richiamare il Vangelo e quell’invito a essere come il seme che muore per portare molto frutto. “E’ una questione esistenziale – ha detto il presule – Io devo essere il seme, io devo essere dono! Come persona e soprattutto come cristiano valgo e porto frutto solo col sacrificio”.
Subito dopo l’omelia il vice sindaco ha acceso il cero votivo che ogni anno il Comune dona al patrono a nome della città.
Hanno concelebrato il vescovo Giovanni, l’emerito padre Rodolfo, oltre trenta sacerdoti.
Ha animato un coro composto da coristi della Puccini, della Gaudete e del coro della cattedrale, diretti da Luca Bernazzani, responsabile musica sacra dell’ufficio liturgico diocesano. All’organo Alessandro Mersi.
Numerose le autorità presenti e tanti i fedeli.