RISPESCIA – Le aree protette protagoniste della lotta alla crisi climatica: dal palco di Festambiente 2022, Legambiente lancia le sue proposte al Governo per rendere i parchi sempre più strategici nel graduale azzeramento delle emissioni di C02. Cinque i piani di azione al centro della strategia Parchi Emissioni Zero promossa dall’associazione ambientalista che guarda a Comunità Energetiche Rinnovabili, Green Community, Parchi Rifiuti Free, Percorsi ciclabili e mobilità sostenibili, Bioeconomia Circolare, da implementare nella gestione dei parchi e delle aree protette italiane: un patrimonio che attualmente costituisce l’11% del territorio nazionale, rispetto al 3% tutelato nel 1990.
Un risultato, quest’ultimo, reso possibile grazie all’introduzione della 394/91, la Legge quadro sulle Aree Protette di cui Legambiente torna oggi a chiedere un aggiornamento per garantire la transizione ecologica nei territori di riferimento, agevolare il raggiungimento dell’obiettivo del 30% di territorio nazionale tutelato entro il 2030 e assicurare enti gestori più efficienti e competenti. Punto nodale non più rinviabile, in particolare, è il ruolo delle Comunità del Parco e la mancanza di istituti di partecipazione dei cittadini, da cui ripartire per riconnettere le popolazioni locali all’ambiente.
Per incentivare questo percorso, coniugando il raggiungimento degli obiettivi climatici con quelli di tutela della biodiversità, Legambiente ha scelto di valorizzare le pratiche virtuose sviluppate dagli enti gestori, istituendo il Premio Natura 2022 – Buone Pratiche dei Parchi e delle Aree protette italiane che verrà consegnato stasera alle ore 19:30, nella cornice del festival di Legambiente a Rispescia, alle migliori esperienze individuate nel panorama nazionale alla presenza di Angelo Gentili, coordinatore di Festambiente. Interverranno Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Parchi e aree protette di Legambiente, e Giampiero Sammuri, presidente nazionale di Federparchi, coordinati da Giulia Assogna, giornalista della Nuova Ecologia. A seguire, alle ore 19.45, è in programma il dibattito dal titolo “Il capitale naturale come incubatore per lo sviluppo territoriale delle aree protette italiane”.
Per la categoria Acquisti verdi nelle aree protette, premiati il Parco regionale dell’Aveto, il Parco regionale di Beigua e l’Ente regionale Roma Natura – AMP secche di Tor Paterno, confermatisi gli enti che più hanno dimostrato continuità nell’applicare i CAM (Criteri Ambientali Minimi), la cui integrazione in tutte le fasi del processo d’acquisto si basa sul Green Public Procurement (Acquisti verdi), approccio tramite il quale le amministrazioni pubbliche incoraggiano la diffusione di tecnologie sostenibili e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, ricercando le soluzioni con minore impatto possibile lungo l’intero ciclo di vita. Criteri cui anche le aree protette dovrebbero prestare particolare attenzione nelle loro scelte di consumo e gestionali.
Per la categoria Agroecologia nelle aree protette, premiato invece il Parco nazionale della Maiella che ha assegnato il marchio “Vola Volé” ai vini biologici con certificazione di biodiversità, fermentati con lieviti indigeni selezionati dal polline della flora autoctona raccolto nelle arnie delle api.
Per la categoria Turismo attivo e sostenibile, infine, il riconoscimento va al Parco nazionale dei Monti Sibillini che ha organizzato un modello sostenibile per le visite ai Piani di Castelluccio di Norcia in occasione della fioritura annuale, regolamentando i flussi di accesso dei turisti (circa 40 mila) attraverso un sistema di mobilità sostenibile e navette dai parcheggi di scambio, garantendo la tutela della biodiversità e senza alterare il paesaggio.
“Le nostre aree protette hanno già proposto esempi virtuosi di produzioni e servizi che creano benessere con meno energia, materia e chilometri – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Serve ora consolidare le buone pratiche presenti sul territorio nazionale impegnandosi, in particolar modo, a promuovere fonti rinnovabili ed economia circolare, fermare il consumo di suolo e la perdita di habitat, favorire sempre più la fruizione del territorio secondo i principi del turismo attivo e sostenibile, puntare sulla gestione sostenibile e la certificazione forestale come unica modalità per l’utilizzo dei boschi. Allo stesso modo, i parchi possono essere laboratori dell’agroecologia, dove concretizzare gli obiettivi delle strategie europee Farm to Fork e sulla Biodiversità al 2030 e rafforzare la qualità delle produzioni per renderle biologiche al 100% e libere dai pesticidi, oltre che una risposta significativa ai fenomeni di abbandono delle zone rurali”.
“Siamo il Paese più ricco di biodiversità nel continente europeo, conserviamo la metà di specie vegetali e un terzo di tutte quelle animali: un patrimonio inestimabile messo a rischio dalla crisi climatica in atto. La perdita di biodiversità e la crisi climatica sono chiaramente interdipendenti: se una si aggrava, anche l’altra segue la stessa tendenza – dichiara Antonio Nicoletti, responsabile aree protette e biodiversità di Legambiente – Per frenarne gli effetti negativi serve un poderoso cambio di passo, attraverso l’attivazione di politiche territoriali efficaci e coerenti, specie nei parchi, territori tra i più ricchi di natura ma anche tra i più fragili e delicati. L’esperienza italiana delle aree protette si è caratterizzata per un approccio originale in questi anni, coniugando le funzioni di tutela ambientale a quelle di laboratori per la sperimentazione di buone pratiche di sostenibilità: oltre al mantenimento efficiente degli ecosistemi e alla tutela delle specie a rischio, occorre dunque che i parchi assumano un maggiore ruolo per contenere nei loro territori gli effetti della crisi climatica. Un risultato possibile mettendo in campo una strategia di adattamento costruita in maniera partecipata che dimezzi l’attuale livello di emissioni entro il 2030 e raggiunga la neutralità climatica entro il 2040”.
Le proposte di Legambiente per Parchi Emissioni Zero e per riformare la 394/91. Per concretizzare i piani d’azione della strategia Parchi Emissioni Zero, Legambiente propone che le aree protette diventino protagoniste della transizione ecologica puntando sullo sviluppo di comunità energetiche rinnovabili e solidali; creazione di green community; promozione dell’economia circolare nei Comuni nei territori delle aree protette; l’attuazione di piani per la mobilità sostenibile integrata e la promozione di una rete di percorsi ciclabili diffusi nei parchi; le aree protette come laboratori territoriali per sostenere la bioeconomia circolare e per produrre cibo sano e pulito e promuovere la gestione forestale sostenibile.
Per dare continuità e nuova forza all’esperienza di tutela sviluppatasi in Italia negli ultimi 30 anni, Legambiente torna inoltre a chiedere a chi si candida a governare il Paese dal prossimo autunno una riforma della 394/91. Nello specifico, l’associazione chiede di aggiornare la normativa sul mare, superare la separatezza tra diversi regimi di tutela (statale, regionale) e ripristinare la leale collaborazione tra le istituzioni; integrare la tutela della biodiversità introdotta dalle direttive comunitarie con le norme sulle aree naturali protette; rivedere la natura giuridica e rafforzare il ruolo dell’Ente parco; snellire la burocrazia nelle procedure d’autorizzazione, gestione amministrativa e sorveglianza del territorio; rivedere il ruolo e le funzioni delle Comunità di Parco; migliorare la qualità degli amministratori dei parchi, con nomine basate su competenza e governance aperte ai giovani e alle donne.