RISPESCIA – Sostenibilità e benessere animale anche negli allevamenti zootecnici. E il tema che è stato affrontato questa mattina a Festambiente, in un dibattito a cui hanno partecipato, oltre Angelo Gentili e Antonino Morabito per Legambiente, Maria Grazia Mammuccini presidente nazionale Federbio, Giuseppe Capano chef e consulente alimentare e Jacopo Gabriele Orlando manager del gruppo Aboca.
«Bisogna andare verso un percorso differente – afferma Gentili – nel rispetto del benessere animale, verso una filiera di qualità per latte e carne, tutelando la biodiversità».
Anche sulle colture Gentili spinge sulla coltivazione di piante poco idroesigente, specie in questo momento di siccità.
«Per quanto riguarda gli allevamenti, c’è differenza tra chi alleva in Maremma, in spazi aperti, e chi lo fa in maniera intensiva magari in Pianura Padana. Gli allevamenti senza terra sono percorsi industriali. Animali che nascono e vivono in una scatola sino alla morte. Noi vogliamo cambiare il mondo dell’allevamento e lanciamo da qui un percorso virtuoso che se è stato abbracciato da grandi gruppi come Fileni, parmigiano reggiano o Aboca può essere fatto anche da altri».
«Sei anni fa abbiamo deciso di intraprendere questo percorso» afferma Jacopo Gabriele Orlando, del gruppo Aboca, azienda che opera nel mercato della salute, delle piante medicinali, coltivate direttamente su superfici agricole molto vaste, perlopiù in Toscana.
«In queste terre vaste la mancanza dell’elemento animale ci ha spinto a riflettere sul fatto che ci mancava un tassello importante, la parte zootecnica.
«Bisognava riportare l’animale al centro dell’azienda agricola biologica per completarla da un punto di vista della biodiversità. Abbiamo iniziato ad allevare suini e bovini puntando sul rispetto della fisiologia dell’animale» prosegue Orlando.
«Se ho un bovino, che è ruminante, devo dare un’alimentazione che faccia lavorare tutti suoi stomaci. Oggi negli allevamenti i mangimi invece sono tutti concentrati. Non abbiamo realizzato stalle: i suini pascolano nei boschi e hanno capannine in cui ripararsi. I bovini hanno dei ricoveri dove andare se vogliono».
«Tutto questo comporta da un punto di vista della filiera degli animali l’indipendenza mangimistica perché sono allevati al pascolo. Nei periodi di minor disponibilità l’alimentazione viene integrata con fieni autoprodotti. Il suino ha un’alimentazione integrata con ghiande, castagne e cereali che autoproduciamo».
«Abbiamo realizzato uno stabilimento di trasformazione di carni attivo da due anni. Sulla filiera del suino abbiamo tutti i prodotti tradizionali. Sul bovino produciamo la bresaola. Facendola con tutti quei primi tagli che ci consentono il processo di trasformazione. Il tutto con il marchio L’agricologica» continua Orlando.
Le razze scelte sono Angus e Chianina e il suino nero siciliano, molto rustico e resistente al freddo.
«Questo tipo di allevamento rende i prodotti unici anche da un punto di vista nutrizionale. L’animale condotto al pascolo non presenta una carne più dura, l’irrigidimento lo causano lo stress. l’adrenalina e il cortisolo».