GROSSETO – “Siccità, carenza idrica e mancanza di bacini, costi di produzione alle stelle, aumento del gasolio, difficoltà nel reperire le materie prime per lavorare e produzione ridotta, in alcuni casi, anche del 40% a causa del cambiamento climatico”. Una realtà davvero amara quella che il direttore di Cia-Grosseto, Enrico Rabazzi, delinea parlano del settore primario. Un’analisi alla quale vanno aggiunte le piaghe ataviche con le quali l’agricoltura maremmana è costretta a convivere: la viabilità non all’altezza delle esigenze di chi lavora, il problema della fauna selvatica ancora in attesa di risposte adeguate e infine una burocrazia lenta e farraginosa che obbliga ad adempimenti che si traducono in tante tasse occulte.
“Come conseguenza della crisi internazionale si è finalmente preso atto che senza un’agricoltura sostenibile non c’è cibo e non c’è futuro – afferma Rabazzi – tuttavia, malgrado i moniti lanciati dalla Confederazione, la politica rimane sorda e questo mentre è in costante aumento il numero di imprenditori agricoli che, a malincuore, sono costretti ad arrendersi. Poiché il Governo sembra incapace di affrontare questo difficile momento, come Cia-Grosseto, chiediamo vengano almeno trovate le risorse per il Fondo di Solidarietà nazionale e vengano erogati in tempi brevi gli indennizzi.”
I danni causati nel 2017 sono stati erogati dopo 5 anni con cifre irrisorie; mentre per l’alluvione che ha colpito la zona sud della Maremma nel 2019 e per la calamità del 2022 si è in ancora attesa del riconoscimento dello stato di calamità.
“Serve celerità, chiarezza e servono i fondi per i giusti indennizzi; gli sgravi fiscali non sono sufficienti per sopperire ai tanti danni subiti- aggiunge il direttore. Come Cia-Grosseto abbiamo più volte ricordato che, pur con percentuali diverse, tutte le produzioni sono in affanno.”
Si stima un meno 50% nel settore cerealicolo; la cascola dovuta a caldo e siccità sta compromettendo il settore olivicolo; un – 30% si stima nella produzione del fieno con gravi ripercussioni per la zootecnia. Stessa sorte per i vigneti: quelli sprovvisti di sistemi di irrigazione di soccorso sono infatti a rischio.
“Ci aspettiamo un autunno davvero difficile. A chi sostiene che l’aumento dei prezzi ha favorito il settore primario rispondiamo che questi non potranno mai coprire i costi di produzione schizzati alle stelle proprio a causa dei fortissimi cali di produzione causati dalle altissime temperature, dalla mancanza di precipitazioni e da una politica sorda che non ha mai affrontato seriamente le conseguenze del cambiamento climatico. Per questi motivi – conclude Rabazzi -e perché oggi qualsiasi intervento sarà tardivo chiediamo che almeno vengano trovate le risorse per il Fondo di Solidarietà e che gli indennizzi vengano erogati con celerità. Tutto questo se chi ci governa crede che il settore primario italiano abbia ancora un suo valore”.