PIOMBINO – “Il posizionamento del rigassificatore nel Porto di Piombino è una scelta sbagliata: per questo, come avevamo già dichiarato, ci siamo voluti dotare di quegli strumenti tecnico-giuridici che ci possono aiutare a proteggere la città, da una parte, e garantire la regolarità del percorso amministrativo, dall’altra”.
Con queste parole il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, ha commentato l’affidamento dell’incarico da parte del Comune al legale che dovrà ricostruire il quadro normativo inerente la scelta di Piombino come sede dell’impianto di rigassificazione. L’avvocato dovrà, poi, “individuare tutti gli strumenti che possano consentire al Comune di opporsi ai procedimenti amministrativi e legislativi che non acquisiscano e rispettino la partecipazione della collettività e degli enti locali interessati”.
“Si tratta di una materia particolarmente complessa riguardo a una decisione drammaticamente repentina – continua il sindaco -: è per questo che è assolutamente urgente predisporre tutte le misure necessarie per difendere e rappresentare le ragioni, gli interessi, i diritti e la salute dei piombinesi. Il legale appena nominato dovrà avvalersi di tecnici esperti del settore che incaricheremo per realizzare gli studi necessari: il Comune vuole essere pronto”.
L’incarico è stato affidato all’avvocato Michele Greco: oggi impegnato esclusivamente nella professione forense, è stato professore a contratto di Diritto dell’ambiente all’Università Cattolica di Brescia e docente all’Alta Scuola per l’Ambiente della stessa Università; ricercatore a contratto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano; titolare dell’incarico ad hoc “Diritti umani e ambiente” per la Sezione Italiana di Amnesty International, che ha rappresentato anche all’interno del gruppo di lavoro Ecologia e Territorio della Corte di Cassazione.
“Temiamo il fatto che l’impianto comporterà una serie di insuperabili rischi per l’incolumità e la salute pubblica – conclude il sindaco -, nonché il blocco dell’attività economica dell’intera città e del territorio con inestimabili danni all’attività turistica e alla stessa immagine di Piombino. Un insediamento, poi, del tutto incompatibile con le attività di acquacultura già insediate, le cui produzioni, prime in Italia per qualità e quantità, potrebbero subire un pericoloso deprezzamento. Piombino è già stata penalizzata a sufficienza in nome delle esigenze del sistema Paese. Ora basta”.