GROSSETO – “La siccità negli ultimi 20 anni ha provocato danni per l’agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro e pertanto è diventata un problema rispetto al quale servono interventi da progettare, pianificare e programmare nei tempi giusti. Non possiamo sempre e solo riportare sul tavolo la questione nel momento in cui si presenta la crisi”, così Attilio Tocchi, presidente di Confagricoltura Grosseto.
“Gli agricoltori hanno bisogno di certezze – apre – senza le quali si lavora sempre in emergenza. Nonostante si paventi da anni la necessità di rivedere completamente la questione idrica, una volta passata l’emergenza, puntualmente, si procrastina la cosa, preferendo urlare alla calamità naturale”.
“Se siamo coscienti di essere oggetto di cambiamenti climatici, del fatto che il processo di desertificazione si sta sempre più spostando verso i poli, che le piogge cadono sempre di meno, dobbiamo sempre aspettare il periodo siccitoso di turno per ricordarcelo? Possibile che non si riesca a pensare al di là dell’oggi?”
“Abbiamo operato risparmio idrico? Abbiamo messo in campo sistemi produttivi per migliorare la gestione delle acque? Abbiamo realizzato impianti irrigui e una politica diversa nell’utilizzo di sementi capaci di subire in misura minore lo stress idrico? Con ciò non vogliamo accollare le colpe solo agli altri, ma quelle maggiori appartengono ancora una volta alla politica e alla sua atavica incapacità di vedere oltre l’immediato. Una volta superata l’emergenza di turno si tira sempre avanti fino alla prossima difficoltà, non capendo che questo mette in pericolo il comparto agricolo, turistico e l’intera collettività che ha bisogno di certezze”.
“Se non c’è l’acqua per irrigare i pomodori, i cui costi di produzione superano abbondantemente 5mila euro ad ettaro, chi rifonde il danno? Di certo non il fondo di Solidarietà nazionale che ha stanziato a malapena 280 milioni di euro, terminati entro 48 ore. Le emergenze – prosegue – non si affrontano con le emergenze, ma con le “3P”; programmazione, pianificazione e progettazione. Siamo tutti bravi a dire che manca l’acqua, ma nessuno si è mai mosso per creare invasi a monte per regimare le acque e un sistema irriguo strutturato”.
“E’ giunto il momento che i consorzi di bonifica modifichino la loro mission e diventino gestori del sistema idrogeologico ed irriguo. Loro possono essere lo strumento attraverso il quale giungere ad una politica di gestione della risorsa a 360 gradi, capace di rispondere a momenti siccitosi come quello record di questo 2022. Una situazione eccezionale richiede interventi di altrettanto eccezionale portata e senza un suolo fertile, resiliente e in salute non c’è vita”, conclude Tocchi.