GROSSETO – La peggior performance referendaria della storia repubblicana italiana. Ieri solo un italiano su cinque è andato a votare per i referendum sulla giustizia e nessuno dei cinque quesiti ha raggiunto il quorum.
E’ questo il quadro tracciato dal Viminale, che ha registrato, alle 23, un’affluenza pari al 20,9% (la soglia minima per convalidare la consultazione è il 50%+1 degli aventi diritto).
Per quanto riguarda i risultati, in tutti i quesiti è il sì ad aver prevalso. Ma se sui quesiti della separazione delle funzioni dei magistrati, sul diritto di voto agli avvocati nella valutazione dei magistrati e sull’abolizione delle firme per le candidature al Csm il sì ha raggiunto percentuali comprese tra il 73 ed il 75%, sull’abolizione della legge Severino il no arriva a quota 45,9 per cento (sì 54,1%), mentre sui nuovi limiti alla carcerazione preventiva il 43,7 per cento (sì 56,3%).
Un po’ di storia…
Dal 1946 a oggi si sono svolti 67 i referendum abrogativi. Le consultazioni che hanno raggiunto i livelli più alti di affluenza sono quelle sul divorzio (1970) e sull’aborto (1981), che hanno rispettivamente raggiunto l’87,7% ed il 79,4%.
Già nell’ultimo referendum sulle trivelle (17 aprile 2016), andò a votare un avente diritto su tre (affluenza al 31,18%).
Ma per trovare il flop più flop registrato fino ad oggi, dobbiamo tornare indietro di 13 anni, nel 2009, quando i tre referendum promossi da Mario Segni e Giovanni Guzzetta sulla legge elettorale (l’assegnazione del premio di maggioranza alla lista più votata anziché alla coalizione; stesso meccanismo anche per il Senato; impossibilità per una stessa persona di candidarsi in più circoscrizioni), furono votati solo dal 23% degli italiani.
Ricordiamo che le operazioni di scrutinio delle schede delle amministrative inizieranno oggi, 13 giugno, alle 14. Dalle 13,50 potrete seguire in diretta su IlGiunco.net la lunga maratona elettorale dedicata a questo turno di elezioni locali.