MAGLIANO IN TOSCANA – «La nostra è una battaglia di giustizia sociale per i cittadini» così Mirella Pastorelli motiva le frizioni che hanno portato alle dimissioni del sindaco di Magliano in Toscana Diego Cinelli «Non si può pensare solo alle grandi opere. Bisogna pensare ad abbassare le tasse ai cittadini. Gli agricoltori sono stremati. Vogliamo sgravi fiscali in bilancio per i cittadini. Per tutti: sia chi mi ha votato chi no. Io sono stata la più votata, ma non cerco vantaggi, solo stare dalla parte dei più deboli che sono gli agricoltori».
Pastorelli è decisa e respinge al mittente ogni accusa. «Il sindaco ha voluto fare la vittima con le dimissioni, ma aveva un mese di tempo, avrebbe potuto tre modifiche al bilancio e ci avrebbe zittito: togliere la Tosap, abbassare la Tari e togliere l’Imu sui capannoni e noi ci saremmo astenuti ma gli avremmo garantito la maggioranza» continua a nome anche delle altre due consigliere Doriana Melosini e Nadia Fedeli.
«Non è una questione personale come la vuole far passare Cinelli: da quando siamo entrate in Fratelli d’Italia lui non ci ha più considerato nella sua maggioranza per vecchi rancori con il partito. Noi abbiamo fatto una battaglia per una giustizia sociale: vogliamo gli sgravi fiscali sul bilancio per i cittadini. Non ci sono motivi personali. Sono di contenuti. Poi certo se mi tiri il cellulare e mi insulti diventa personale».
«Non siamo state noi a commissariare il Comune. Cinelli ha fatto la scena madre dimissioni per metterci in cattiva luce. Se lui avesse fatto le modifiche ora saremmo a Magliano e saremmo arrivati in fondo, chiedendo però rispetto e le sue scuse pubbliche perché lui ci ha offeso».
Dal momento delle dimissioni, avvenute il 26 maggio, c’è ancora qualche giorno per tornare indietro «il 16 subentrerà il commissario. Non siamo noi ad aver commissariato il Comune, è una cosa che ha fatto lui. È lui che ha scarsa volontà di collaborare: lui è un uomo solo al comando».
«Non ci interessano le cariche, volevamo solo riequilibrare la situazione. In giunta c’erano il sindaco più due assessori della Lega, un presenza civica e una di Fratelli d’Italia. Volevamo riportare equilibrio in Giunta».
Le fa eco Doriana Melosini, la consigliera con delega alla cultura: «Io sono la consigliera indesiderata, che non volevano in Giunta, che non era gradita. Andrea Ulmi sulla stampa ha detto “accettiamo che entri in Giunta”».
«Cinelli, che non ha mai avuto attitudine alla cultura, ora, pur di mantenere la poltrona, è pronto ad elargire quanto negato in quattro anni: è disposto a concedermi l’assessorato e raddoppiare l’appannaggio (5 mila euro) alla cultura purché gli dia il mio programma culturale che non mi ha mai chiesto. È pronto a firmare la convenzione per l’apertura dei siti archeologici».
Ma Mirella Pastorelli ne ha anche per il suo ex partito, Fratelli d’Italia «Abbiamo sempre sollecitato il partito per cercare di risolvere i problemi. Come siamo state trattate è sotto l’occhio di tutti. Io avevo militato in un partito democratico, la Dc, dai 16 anni. Ho visto la gente tirarsi le sedie ma mai fare a pezzi sui giornali i propri iscritti. Fratelli vede il sindaco come il fumo negli occhi, ma siamo in campagna elettorale, e fare accordi evidentemente è più importante. Hanno fatto una riunione e ci hanno detto: abbiamo parlato e abbiamo deciso. “Abbiamo” deciso? Luca Minucci e il segretario regionale hanno trovato un accordo, ma era tardi. Poi hanno detto di averci espulso dal partito, ma la nostra mail di dimissioni era precedente, delle 16.15, dopo si sono affrettati a scrivere ai giornali che ci buttavano fuori, ma al momento non abbiamo ancora alcuna notifica al riguardo».
Per quanto riguarda il futuro Pastorelli non si sbilancia e per quanto riguarda la presenza dei vertici del Psi alla conferenza stampa precisa sorridendo: «Non stiamo consegnando il Comune alla sinistra (in realtà il Psi aveva appoggiato in passato proprio la candidatura di Cinelli ndr), sono qui solo perché c’è un rapporto personale di stima. Ci sono ottimi rapporti, e Andretta è sempre stato con noi in campagna elettorale poi anche lui è stato tradito da Cinelli».
Pastorelli conclude: «Non siamo noi ad aver chiuso le porte, Cinelli aveva il tempo per fare le modifiche richieste».