GROSSETO – “Grosseto capitale italiana del fetore” è quel che si legge su alcuni cartelli esposti in piazza Dante durante la manifestazione organizzata dal Comitato aria pulita di Grosseto.
A scendere in piazza un gruppo di cittadini esasperati dal cattivo odore che da anni si sente in città appena cambia il vento. Tra gli attivisti scesi in piazza l’ambientalista Roberto Barocci e Matteo Della Negra che da anni porta avanti la battaglia. «Il problema dei cattivi odori a Grosseto persiste. Abbiamo decine di segnalazioni sulla pagina Fb Grosseto aria pulita».
«Ad alcuni impianti a biogas che ne sono causa, come mettono per iscritto da Arpat e Regione Toscana, si somma il problema del depuratore di San Giovanni che appena un anno fa era stato rinnovato» prosegue Matteo Della Negra.
«Tra l’atro questo grande depuratore dovrebbe servire 400 mila persone. La città è di 80 mila abitanti, quindi arriva materiale da fuori provincia?».
Poi Della Negra prosegue «Abbiamo segnalazioni da Gorarella, da Barbanella, da via Emilia, da via Mascagni, da San Martino e da Casalecci. Il fatto che questo problema persista dimostra, a mio modo di vedere, che non va tutto bene come il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna ha comunicato sul sito del comune. Quando dice che gli impianti sono conformi alle norme non è vero, abbiamo la documentazione anche di Arpat che lo afferma almeno per alcuni. Questo ci fa pensare che non vengano fatti i controlli o questi siano inadeguati. Perché il puzzo persiste se tutto è a posto?».
«Il Comune ai cittadini che scrivono all’Urp dice di non avere competenze ma sia la legge che il regolamento regionale attribuiscono competenze al Comune e inoltre, lo stesso Comune, attraverso il regolamento comunale di polizia urbana si è dato una regola sugli odori: all’articolo 20 comma 3 dice che nessuno può emettere odori molesti; all’articolo 33 comma 6 dice che a far rispettare il regolamento è il corpo di polizia municipale di Grosseto. Quindi ci chiediamo: i vigili, quando i cittadini chiamano, vanno poi a controllare per individuare la fonte del cattivo odore e farla bonificare e poi elevare la sanzione avvalendosi di Arpat e Asl?».
Poi Della Negra conclude: «Non è concepibile che al cittadino che chiama, il Comune risponda di telefonare all’Arpat».