CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – Puffa era una gatta meravigliosa, con quel pelo soffice che solo i gatti persiani possiedono. Era una gatta affettuosa, che viveva in casa con i miei genitori, amata e rispettata. Era necessariamente rispettata anche da “Nanina” la cagnolina di mio fratello, un bell’esemplare di pechinese.
Tra gli animali in casa comandava Puffa e a dire il vero comandava anche sugli umani, con quel carattere sornione ma impertinente capace di farti assaggiare le unghie se disturbata.
Solo mamma riusciva a pettinarla mentre babbo era addetto alla cattura quando c’era da portarla dal veterinario.
In estate con il caldo amava appollaiarsi sul davanzale interno della finestra del soggiorno.
In quel posto, con la finestra aperta e l’imposta leggermente sollevata, si godeva lo spiffero d’aria capace di rinfrescarla un po’,
Nanina invece stava accucciata sul pavimento di marmo anche lei tesa a cercare refrigerio.
Una sera eravamo in poltrona, al buio, per non attirare le zanzare, parlavamo mentre gatto e cane avevano preso le loro posizioni predilette.
Alcuni villeggianti, rientrando nell’appartamento a fianco, avevano notato la gatta stesa e uno di loro, colpito dalla sua bellezza, aveva cercato di farle i complimenti dicendo non so cosa. Il cane nel sentire quella voce sconosciuta abbaiò.
Il povero villeggiante si ritrasse di colpo quasi spaventato e guardò il gatto, chiamò la moglie dicendo “vieni qua c’è un gatto persiano che abbaia” E lei “ma che ti ha dato noia la birra? Te l’avevo detto di bere meno!”
La moglie si avvicinò incredula e anche lei disse qualcosa guardando quella gatta beatamente distesa, Nanina abbaiò ancora e la bagnante disse “si vede che sembra un gatto ma è un cane di una razza esotica, qui a Castiglione ci viene gente con i soldi e chissà che razza di cani si possono permettere…”, poi s allontanò.
Noi da dentro cominciammo a ridere come matti, chiedendoci come fosse stato possibile una così esagerata forma di immaginazione.