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GROSSETO – Rinnovo del contratto, con il debito confronto con le organizzazioni sindacali, riconoscimento dell’esperienza di lavoro dei docenti precari nelle nuove forme di reclutamento di personale, maggiori investimenti sulla scuola. Sono queste, in sintesi, le richieste che la Cisl Scuola ha presentato ieri agli onorevoli Luca Sani e Roberto Berardi nel corso dell’evento, promosso da Flc Cgil, al quale hanno partecipato anche la Cisl Scuola e la Uil Scuola Rua, dal titolo “Decreto legge 36/2022 Riforma della scuola. Incontro con i parlamentari del territorio”. Presenti all’incontro anche alcuni consiglieri comunali di Grosseto; tra questi Stefano Rosini, Giacomo Gori e Amedeo Gabbrielli che si so sono impegnati per portare questi temi all’interno dell’assise del Comune di Grosseto con una mozione.
Obiettivo dell’iniziativa, che si è svolta a Grosseto nel Giardino dell’archeologia, è stato quello di illustrare agli intervenuti i motivi per cui le organizzazioni sindacali, come hanno dimostrato già con lo sciopero del 30 maggio scorso, chiedono di fermare il decreto sulla scuola che necessita, secondo i rappresentanti dei lavoratori, di alcuni correttivi.
“La scuola – spiega Alfonso Nocchi, segretario generale della Cisl Scuola di Grosseto – ha dato prova, negli ultimi due anni scolastici segnati dalla pandemia, di grande professionalità, responsabilità e dedizione al lavoro. Abbiamo fatto tutto il possibile perché non venisse meno l’esercizio del diritto allo studio, nonostante i ricorrenti divieti di svolgere attività in presenza. Per questo meritiamo una diversa attenzione, rispetto a quanto dimostrato in questi giorni dal Governo”.
Altro tema di forte preoccupazione è quello dei tagli all’organico: “Per sostenere i costi di formazione – aggiunge Nocchi – sono previste imponenti riduzioni di organico che porteranno, in cinque anni, a perdere 9mila 600 posti di lavoro, a partire dall’anno scolastico 2026/2027, per completare questa riduzione in crescendo, che prevede il primo anno la perdita di 1600 posti e nei successivi di duemila, nell’anno scolastico 2030/2031”.
Secondo la Cisl, quindi, il Governo sta disattendendo quanto sottoscritto nel Patto per la scuola, ovvero “… la necessità di utilizzare il confronto con le parti sociale come metodo per il cambiamento. Ed è proprio questo che abbiamo chiesto ai parlamentari di riferimento: di farsi portavoce delle nostre istanze, affinché le scelte di modifica che interessano il settore della scuola siano prese in maniera congiunta e non imposte dall’alto, perché in caso contrario né va del lavoro degli insegnati, del personale scolastico, ma soprattutto della qualità della scuola che offriamo ai nostri ragazzi”.