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GROSSETO – Si è svolto ieri, 3 giugno, a Grosseto un incontro sul futuro della scuola, promosso da FLC CGIL, insieme a CISL e UIL scuola, alla presenza dei parlamentari eletti in maremma, Luca Sani (Pd), Roberto Berardi (Fi), e degli amministratori locali.
I temi trattati sono stati in particolare il sovraffollamento delle classi, le cosiddette classi pollaio, il reclutamento, la formazione docenti; tutte questioni contenute nei provvedimenti riguardanti la scuola del Decreto 36.
I dati emersi non sono incoraggianti: 20 classi in meno nelle scuole della provincia di Grosseto, dall’infanzia alla scuola media, secondo i dati elaborati dalla Flc-Cgil di Grosseto sulla base di quelli dell’Ufficio scolastico provinciale. A questo si aggiungono 21 docenti in meno nell’organico di diritto per il 2022-23. Tradotto in termini pratici significa aumento delle classi pollaio, con tutto ciò che ne consegue, soprattutto per la qualità della didattica e per gli alunni più fragili. Problema, peraltro, che il ministro Bianchi si era impegnato a risolvere. Inoltre, nel lungo periodo, se non verrà modificato il decreto legge 36/2022, che prevede il taglio di 40 posti a partire dal 2026 (9.600 in Italia e 600 in Toscana), e non verranno rivisti i parametri della legge Gelmini (Dpr 81/2009), si rischia la perdita di classi e la chiusura di alcune scuole, nelle aree interne della provincia di Grosseto.
«Le dichiarazioni del ministro Bianchi si basano sulle proiezioni del decremento demografico – spiega Cristoforo Russo, segretario provinciale FLC-CGIL – ma non tengono conto delle caratteristiche di ogni territorio. Invece, questa è una discriminante fondamentale poiché, in provincia di Grosseto, la popolazione diminuisce soprattutto nell’interno, dove si rischia la perdita di classi e la chiusura dei plessi. In città, per contro, non avremo nessun sollievo sul problema delle classi pollaio, se non si investe in organico».
«Questa protesta non riguarda solo i lavoratori della scuola, ma tutti coloro che credono in una scuola pubblica di qualità, che ha bisogno di risorse, di personale, di un sistema di reclutamento che stabilizzi i precari. Se non sarà così, la scuola pubblica verrà definitivamente affossata».
E invece i provvedimenti inseriti nel Decreto 36 sembrano andare in tutt’altra direzione, a partire dal reclutamento: «Si sono inventati un percorso a ostacoli – aggiunge Russo – che non produrrà nulla se non quello di alimentare l’esercito del precariato. Lo dimostra l’ultimo concorso, in cui sono stati ammessi all’orale circa il 10 % dei candidati. Inoltre per accedere ai concorsi e alle graduatorie è prevista l’acquisizione di 60 crediti formativi contro i 24 degli anni precedenti, con tutte le difficoltà e le spese che chi vuole fare l’insegnante dovrà sostenere per ottenerli, alimentando il sistema delle agenzie formative e università provate.
Durante l’incontro di ieri, i parlamentari Luca Sani e Roberto Berardi hanno dimostrato un’apertura verso le richieste dei sindacati; le prossime saranno settimane importanti, quindi, in cui il decreto sarà discusso per essere convertito in legge e sarà possibile inserire emendamenti che cambino la direzione di alcune scelte.
«E’ stato un incontro proficuo per tutte le parti – aggiunge il segretario provinciale della UIL scuola, Fabio Severi -, c’è stata un’ampia convergenza dei politici presenti all’incontro che si sono impegnati a fare pressione sul governo affinché i problemi della scuola siano oggetto di emendamenti ad hoc. Ora occorre passare dalle parole ai fatti, individuando le risorse necessarie al rinnovo del contratto».