FOLLONICA – «Quello che qualche anno fa sembrava lontano e impossibile con la chiusura ancorché parziale dello stabilimento Venator, e a cascata la messa in crisi dell’intero comparto industriale della piana di Scarlino sembra invece adesso essere un’ipotesi concreta» a parlare il Pd di Follonica.
«I problemi sono sempre gli stessi e riguardano la gestione degli scarti della produzione di biossido di titanio, i cosiddetti gessi rossi, in una delicata dicotomia fra compatibilità ambientale e ciclo produttivo da trovare attraverso le due direzioni note: abbassamento della produzione di gesso e individuazione di luoghi e modalità di stoccaggio o riuso diverse e ambientalmente compatibili».
«Nonostante fosse chiaro a tutti la necessità di trovare una soluzione per tempo, che andasse in questa direzione stiamo arrivando a toccare il punto di non ritorno e adesso di tempo ne rimane poco, anzi pochissimo, e il rischio di un ridimensionamento dell’area industriale o peggio della chiusura della stessa è ad un passo» prosegue il Partito democratico.
«Vorremmo che questo tempo, questa urgenza ormai improrogabile, fosse usato per trovare una soluzione, perché non è pensabile che la storia millenaria dell’industria nelle colline metallifere si chiuda non per scelta condivisa o di prospettiva di diversificazione, ma per incapacità o peggio, per inerzia».
«Inutile sottolineare le ricadute: il rischio del blocco delle bonifiche, le aziende dell’indotto, le centinaia di persone disoccupate, insomma ricadute che sarebbero esiziali per questo territorio oltre che terribili per le tante famiglie coinvolte loro malgrado. Il primo pensiero di preoccupazione e vicinanza è quindi per i lavoratori e le lavoratrici di Venator, vittime di una situazione nella quale non hanno colpe e ai quali devono essere date concrete prospettive in un arco temporale rapidissimo».
«La Piana, prima area industriale della provincia, vive anche di un equilibrio che lega le aziende l’una all’altra e quindi la vicenda Venator preoccupa per le possibili ricadute non sono per i lavoratori di Solmine, ma anche per le possibili ripercussioni che essa potrebbe avere sul progetto Iren di economia circolare. Un progetto che porterebbe al nostro territorio un insediamento industriale che si basa sui cardini della green economy, del riuso e del riciclo».
«Chi ha responsabilità e potere decisionale lo usi rapidamente, l’azienda smetta di nicchiare e cerchi di risolvere i problemi che da anni si ripetono uguali a se stessi, e la politica, tutta, faccia il suo con serietà evitando populismi che non risolvono nulla, perché il focus del nostro impegno non deve essere il facile consenso ma la vita delle persone e il futuro di un territorio e non solo, considerando che Venator permette di smaltire la marmettola, scarto della lavorazione del marmo» prosegue la nota.
«Per questo chiediamo di aprire immediatamente un tavolo di crisi regionale e nazionale, sostenendo vigorosamente la proposta della Provincia di Grosseto e dei sindaci. Un tavolo che affronti i problemi annosi e trovi soluzioni immediate e di lungo termine, perché perdere un’altro pezzo di industria, e aggiungiamo di storia, in questo modo è un problema per tutta l’Italia e non solo nostro!».